Nessun tentativo di raggiro nella richiesta di fondi per la riqualificazione post sisma di alcuni immobili agricoli. Si è concluso con tre assoluzioni il processo che vedeva imputati per tentata truffa ai danni della Regione i due legali rappresentanti della società beneficiaria dei contributi, dell’impresa esecutrice e il direttore dei lavori. Al centro del processo un’azienda agricola di Mirabello che chiese quei soldi per rimettere in sesto quattro edifici. Fondi deliberati dal bilancio della Regione (905mila euro da incassare a consuntivo con il Sal) ed erogati (oltre 400mila euro). A seguito di un accertamento del 2018, la società Invitalia rilevò che a fronte della somma richiesta in tre anni (2015-2018) sarebbe stato eseguito soltanto il 30% delle opere previste. E mentre la Regione si affrettava a revocare la cifra, in procura veniva aperta un’inchiesta per truffa. Nel corso del dibattimento irruppe però un colpo di scena che portò a una modifica del capo di imputazione: da truffa consumata si passò a tentata. Un ritocco alla cui origine c’era una testimonianza che aveva fatto emergere alcuni aspetti inediti. Modificato il capo di imputazione, il processo si è poi avviato verso la fase della discussione. Ieri, la sentenza del giudice Giovanni Solinas: tutti assolti perché il fatto non sussiste.
A margine dell’udienza, i difensori del titolare dell’azienda, gli avvocati Simone Bianchi e Giuliano Onorati, hanno espresso il proprio compiacimento per il verdetto. “Siamo estremamente soddisfatti per il risultato raggiunto – hanno dichiarato i legali –. Si tratta di una vicenda molto complessa e delicata perché inserita in un momento storico particolare per la nostra città, ossia la ricostruzione post sisma. Siamo riusciti a dimostrare che il nostro assistito mai, in alcun modo, ha tentato di trarre in inganno la Regione Emilia-Romagna al fine di percepire contributi allo stesso non spettanti, così come sostenuto nella tesi accusatoria”. I legali parlano poi di “un calvario economico e morale per il nostro assistito, il quale, nelle more del processo ha dovuto in primis restituire le somme erogate vista la sopravvenuta revoca del beneficio, e in secundis per l’effetto di quanto accaduto ha fatto fronte personalmente ai pagamenti di impresa edile e direttore dei lavori. Quindi, nell’attesa di leggere le motivazioni, la vicenda si sposterà necessariamente sul piano civilistico in quanto è intenzione del nostro assistito ottenere quel contributo che gli è stato ingiustificatamente revocato”.
f. m.
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