Il terzo decreto su taxi e Ncc del ministero dei Trasporti finisce nel mirino del governo estone, vicino alla multinazionale del trasporto non di linea Bolt, nata proprio nel Paese baltico. L’azienda punta a investire in Italia per fare concorrenza a Uber e Freenow e per questo, come detto al Mit e all’Antitrust, vorrebbe un contesto normativo più favorevole ai servizi Ncc. Secondo fonti vicine al dossier, l’esecutivo guidato dal liberale Kristen Michal sarebbe pronto a chiedere modifiche o a dare battaglia per bloccare di fatto il provvedimento del governo, nell’ambito della procedura europea di verifica Tris, obbligatoria per le norme su piattaforme e i cosiddetti “servizi della società dell’informazione”. Il confronto, avviato a febbraio sotto l’egida della Commissione Ue, ma coinvolgendo tutti e 27 gli Stati membri, serve a controllare il rispetto delle norme europee sulla concorrenza.
IL PROVVEDIMENTO
Nel mirino la norma, anticipata da Il Messaggero, del divieto di confronto dei tempi di attesa e dei prezzi tra Ncc e taxi sulle app prima di scegliere il servizio di trasporto, che aveva fatto infuriare Uber. Ma anche la stretta ribattezzata “anti-furbetti” delle auto bianche, che prevede l’oscuramento del luogo di destinazione delle corse, per evitare che vengano selezionate dai tassisti tramite le applicazioni di prenotazione che dialogano ad esempio con la multinazionale nata negli Stati Uniti.
Una pratica, questa, che può sfavorire residenti e lavoratori nelle città rispetto ai turisti (come si è visto con il caos di Capodanno a Roma, tra taxi introvabili e vari Ncc con prezzi stellari). Dubbi, infine, procurerebbe a Bolt e al governo estone anche il riferimento alla pausa di 20 minuti tra un servizio Ncc e l’altro, norma introdotta però nel decreto sul cosiddetto “foglio elettronico di servizio”, già sospeso fino a giugno dal Tar del Lazio per possibili «limiti indebiti» al lavoro delle aziende di noleggio con conducente.
Si tratta del secondo decreto predisposto dal ministero guidato da Matteo Salvini dopo il cosiddetto “Rent” sul censimento nazionale delle auto bianche e nere (operativo dal 1° aprile). Secondo fonti dello stesso Mit, però, finora la Commissione, nell’ambito della procedura Tris, ha mandato richieste di chiarimento all’Italia solo su aspetti di libera prestazione dei servizi digitali, chiamando in causa anche il ministero delle Imprese. Eventuali nuovi rilievi, dicono, potrebbero essere fatti rispetto alla richiesta di registrare le piattaforme nel Centro elaborazione dati del ministero (senza prevedere multe). Insomma, per ora il Mit non arretra, fiducioso di poter chiarire con Bruxelles che il testo non include restrizioni e non viola le norme Ue.
IL PROGRAMMA
Il terzo decreto taxi-Ncc è stato inviato in Europa in ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia. Secondo l’attuale programma lo scambio di informazioni e di commenti da parte di Palazzo Berlaymont e dei 27 può continuare fino al 13 maggio. Ma i tempi si possono allungare se gli Stati membri e la Commissione esprimono un cosiddetto “parere circostanziato”, in caso di manifesta violazione delle norme Ue. Scatterebbe infatti una proroga della procedura Tris di quattro mesi, con il governo che dovrebbe rispondere spiegando gli interventi che intende compiere per adeguarsi alle richieste. Non ci sarebbero tempi certi, ma la Commissione in questi casi spinge per muoversi entro la fine della procedura. Non sarebbe la prima volta che il governo estone si batte per difendere le ragioni di Bolt. Era già successo per la definizione della direttiva su rider e piattaforme digitali.
Ma stavolta nella Commissione il Paese baltico pesa di più, con la presenza dell’ex premier Kaja Kallas, dello stesso partito di Michal, come alta rappresentante per gli Affari esteri. Nel frattempo martedì, nell’ambito delle audizioni di Palazzo Berlaymont, sono stati convocati a Bruxelles i rappresentanti dell’associazione Ncc Italia. Bolt, che ha sede nella capitale estone Tallin, opera in 500 città e 45 Paesi, con oltre 100 milioni di clienti e un fatturato da più di 1,3 miliardi di euro l’anno. Tra gli Stati Ue ci sono tutte le grandi nazioni tranne l’Italia, dove il servizio auto è presente in via sperimentale solo a Modena e Reggio Emilia, mentre a Milano ci sono scooter e monopattini elettrici. L’obiettivo della multinazionale è investire entro due-tre anni nelle principali città italiane, tra cui Roma, dove spera in un rapido aumento delle licenze Ncc. Il bando sulle nuove duemila autorizzazioni previste dal Campidoglio, però, è paradossalmente bloccato proprio dall’incertezza sui cosiddetti “decreti Salvini”. Il Comune attende regole chiare per predisporre la procedura.
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