Numeri parlanti | Banca Ifis


è la capitalizzazione di mercato di Nvidia, che per qualche giorno ha superato Amazon e Alphabet diventando l’azienda con la più alta capitalizzazione al mondo.

È una storia che parte da una scommessa che si racchiude in tre lettere: GPU, ovvero i microprocessori capaci di elaborare enormi quantità di dati in parallelo.

Tutto inizia nel 1993. Jensen Huang, ingegnere statunitense di origine taiwanese, fonda a Santa Clara, California, un’azienda che vuole produrre processori grafici, inizialmente per il mercato videoludico. 

Il nome è il risultato di tre fattori che Huang voleva comunicare:  

  1. Le lettere “NV”, che stanno per Next Version 
  2. La formula “Vid” che ricorda il “video” delle schede grafiche 
  3. La parola latina “Invidia”

La storia dell’azienda è fatta di una serie di accordi lungimiranti: il primo, e tra i più importanti, è quello fatto con Google Brain, che nel 2009 sceglie le GPU Nvidia per creare reti neurali profonde. Da allora, le GPU diventano lo standard per addestrare modelli di machine learning.  

Con l’arrivo di ChatGPT, l’esplosione anche mediatica dell’AI e la crescente richiesta di potenza computazionale, Nvidia diventa il simbolo della tecnologia AI e nel 2024 arriva a toccare $3.000 miliardi di capitalizzazione. 

Lo stesso anno fattura $130 mld (più del doppio rispetto al 2023) con un utile netto di $73 mld (+145%).  

 Ma la crescita non è immune da scossoni. A gennaio 2025 la startup cinese DeepSeek rilascia un assistente AI open-source che si rivela più economico ed efficiente dei “classici” assistenti AI. 

Nvidia brucia immediatamente $595 mld di capitalizzazione, rendendosi protagonista della più grande perdita in numeri assoluti mai registrata da un’azienda nella storia delle borse mondiali.  

I motivi del crollo sono tanto semplici quanto complessi.  

 L’arrivo di Deepseek – alternativa “low cost” – alimenta i timori del mercato su una concorrenza – finora mai contemplata – che potrebbe erodere i margini elevatissimi dell’azienda americana. 

Ma soprattutto, alimenta i timori che la crescita vertiginosa in borsa di Nvidia sia il simbolo di una bolla dell’AI pronta a esplodere. 

A raccontarlo benissimo è stato il professore e podcaster Scott Galloway: prima dell’avvento dell’AI, la capitalizzazione in Borsa di Microsoft era 10x il suo fatturato, quella di Alphabet 5x e quella di Amazon 4x. Adesso è 150x 

”La domanda che dobbiamo farci non è se stiamo vivendo una bolla dell’AI”, ha raccontato. “Ma quando scoppierà e chi sopravviverà”. 

Secondo Galloway, la bolla scoppierà pian piano. Il primo giorno, ipotizza, una grande azienda non tecnologica (come Walmart, JP Morgan o Procter & Gamble) annuncerà di voler ridurre le sue iniziative nel campo dell’AI.  A causa di un effetto domino, altre aziende annunceranno riduzioni di investimenti. Quindi si scatenerà il panico: calo delle azioni; arrivo degli speculatori; crollo verticale delle azioni; trilioni di dollari bruciati in Borsa. 

Sarà una strage, caratterizzata dalla chiusura di tantissime startup. Ma una strage seguita da una ripartenza. In cui le aziende, quelle solide, riprenderanno la loro corsa, esattamente come hanno fatto dopo l’esplosione delle Dot-Com del 2001. 

 Perché, per quanto il mercato possa essere dominato da scossoni, una certezza c’è: l’AI è una tecnologia destinata a restare.  

 



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