L’ossessione per la crescita economica, condivisa dalla stragrande maggioranza della classe politica e intellettuale nei Paesi industrializzati, sta portando a una moltiplicazione e intensificazione degli eventi estremi.
Per mantenere un tasso di crescita sostenuto si è fatto ricorso, a partire dagli Stati Uniti, a un indebitamento crescente, a un debito finanziario (Stati, famiglie, imprese) che unendosi al debito ecologico ci porta verso una sorta di autodistruzione. C’è poi un altro dato fondamentale. Dalla fine della Seconda guerra mondiale lo “sviluppo” è diventato il mantra, il fine ultimo delle società moderne, promettendo benessere per tutti e una progressiva liberazione dell’uomo dai lavori più faticosi e ripetitivi grazie al progresso tecnologico. Ma oggi questo mito si sta rivelando per quello che è: una pericolosa e tragica illusione.
Wolfgang Sachs è stato negli anni Ottanta il primo intellettuale in Italia a mettere in discussione il mito dello sviluppo attraverso una serie di scritti, tra cui la raccolta di articoli apparsi su il manifesto come “L’archeologia dello sviluppo”.
Direttore del Wuppertal Institute per il clima, l’ambiente e l’energia, già professore all’Università di Kassel e allo Schumpeter college in Inghilterra, è stato anche presidente di Greenpeace Germania e membro del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) e del Club di Roma. Autore di decine di saggi sul rapporto economia/ambiente è uno dei più lucidi critici della mitologia della crescita infinita.
Nel suo ultimo saggio, “L’era dello sviluppo. La fine di un mito” (Castelvecchi, 2024), ha poggiato una pietra tombale su uno dei miti più potenti della modernità.
Certo, il mondo è cambiato radicalmente rispetto agli anni Ottanta quando Sachs scriveva i primi saggi critici sullo sviluppo. Non si divide più tra un Occidente che assorbiva circa l’80% del reddito mondiale e il resto del mondo che si “prendeva le briciole”. Diversi nuovi protagonisti sono apparsi sulla scena internazionale e tra questi la Cina che ha avuto uno sviluppo industriale vertiginoso arrivando a immettere nell’atmosfera più CO₂ di Usa, Ue e Giappone, insieme. La tradizionale ripartizione delle emissioni tra Nord e Sud del mondo è superata, scrive Sachs, la giustizia sociale e climatica si pone ormai all’interno del Paesi di antica e recente industrializzazione, tra le classi superiori e quelle inferiori, tra le regioni urbane e quelle rurali.
Il testo affronta lo spinoso (per i Paesi industrializzati) tema del risarcimento dei danni climatici provocati dai membri del G20 ai Paesi più “impoveriti” della Terra, i Last 20. Eppure ci sarebbero risorse economiche a iosa. Per esempio, è stato calcolato ( Chancel e Pikkety, 2015) che basterebbe rincarare di 180 euro i voli in business class e di 20 euro quelli in economy per costituire un fondo di 150 miliardi di euro l’anno che potrebbero risarcire dai danni ambientali i Paesi del Sud del mondo più colpiti e finanziare investimenti per la mitigazione dei mutamenti climatici.
Per Wolfgang Sachs il 2015 è stato l’anno cruciale per l’idea di sviluppo. Il suo tramonto è stato certificato dall’Agenda 2030 che stabilisce gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, Sdgs): si parla per la prima volta di sopravvivenza piuttosto che di progresso. Si sarebbero dovuti chiamare Sustainable survival goals (Obiettivi di sopravvivenza sostenibile) per essere coerenti con gli obiettivi individuati.
Facendo un passo indietro l’autore individua in Ghandi il precursore di una società del post-sviluppo, ripartendo dalla famosa frase: “La Terra fornisce abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ognuno, ma non l’avidità di tutti”.
Un breve saggio, ma ricco, lucido e coinvolgente. Il condensato di un lungo percorso di studi, ricerche e impegno nel mondo dell’ambientalismo e dei diritti umani. Uno stimolo in più per la ricerca di un’altra economia.
Tonino Perna, già vice-sindaco di Reggio Calabria, è stato professore ordinario di Sociologia economica all’Università di Messina, presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte, della Ong Cric, del Comitato etico di Banca Etica. Ha scritto una trentina di saggi tra cui “Fair trade” (Bollati Boringhieri, 1998) ed “Eventi estremi” (Altreconomia, 2011). Il suo ultimo libro è “Viaggio in Italia” (Altreconomia, 2024). È tra i fondatori di Altreconomia.
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