Il contesto internazionale influenza in modo diretto il credito alle imprese. L’instabilità geopolitica e l’imposizione di nuovi dazi avranno delle conseguenze per le aziende italiane, specie quelle votate all’export.
In questo primo abbiamo approfondito l’andamento del credito alle imprese nel corso del 2024 e i possibili trend da tenere monitorati nel 2025. Ne abbiamo parlato con Simone Rosti, Senior Director di CRIF.
AG. Gli ultimi mesi hanno visto un forte cambiamento nel contesto internazionale. Se qualche anno fa parlavamo di permacrisi, i fatti recenti, come la radicale svolta nella politica statunitense, aggiungono ulteriori fattori di preoccupazione per le imprese italiane, in primis i possibili dazi. Che cosa ci dicono i dati di CRIF sull’andamento del credito alle imprese?
SR. Partirei dai risultati dell’Osservatorio Imprese di CRIF che sono relativi all’andamento del credito di un campione di oltre 2,5 milioni di imprese, sulla base del nostro patrimonio informativo del Sistema di Informazioni Creditizie EURISC, quindi parliamo di un campione molto ampio.
L’Osservatorio ci dice, in estrema sintesi, che la situazione non è allarmante, ma è sicuramente da monitorare con attenzione. Il mercato italiano, infatti, si sta muovendo in linea con il contesto macroeconomico, tutt’altro che semplice.
Guardiamo alcuni dati particolarmente significativi. Nei primi 9 mesi del 2024, gli importi erogati sono cresciuti leggermente del 2,4%, grazie al traino del credito rateale, che ha fatto un +4,6%, tutto questo in un mercato caratterizzato dalla progressiva riduzione dei tassi di interesse da parte della BCE.
Sempre nel 2024 si è, purtroppo, confermato il trend al rialzo dei tassi di default, soprattutto per le società di capitali. Infatti, si stima che il tasso di default continuerà ad aumentare: il 2,9% per le società di capitali a fine 2024 e in ulteriore crescita fino al 3,5% per la fine del 2025.
Vediamo quindi una crescente rischiosità del mercato del credito. Tuttavia, dobbiamo anche sottolineare che questa criticità non è esclusivamente il frutto di fattori esterni. Ci sono infatti elementi di fragilità nello scenario domestico italiano, nel quale, in settori molto rilevanti come ad esempio quello Tessile vi sono segnali di vulnerabilità.
AG. Approfittiamo dei dati di CRIF per guardare da vicino che cosa sta accadendo in alcuni settori più significativi. Quali sono quelli in cui ci sono le maggiori opportunità di credito e quali, invece, richiedono una gestione del rischio particolarmente attenta?
SR. Come ho accennato prima, le imprese del settore tessile-abbigliamento stanno affrontando una crisi congiunturale con un aumento del tasso di default superiore alla media della manifattura.
Siamo infatti al 3,3% di tasso di default alla fine del primo semestre 2024; e all’interno di questo settore ci sono ambiti particolarmente colpiti, come pelli, cuoio e calzature, dove il tasso di default arriva a oltre il 4%, in particolare al 4,4%.
Come conseguenza, assistiamo a un calo dei prestiti bancari verso queste imprese intorno al -8%, e a un deterioramento delle metriche creditizie.
Le cause di questa fragilità sono diverse, e includono certamente una domanda debole da parte dei consumatori, l’aumento dei costi energetici e la riduzione del potere d’acquisto, ma anche la preferenza dei consumatori asiatici per i prodotti locali e la crescente attenzione alla sostenibilità, che rendono ad esempio meno attraenti prodotti derivati dagli animali
Per il futuro quindi non ci sono buone notizie. Si prevede infatti un ulteriore peggioramento, ed emerge la necessità che le imprese del settore individuino nuovi modelli di business e strategie di prezzo.
AG. Che cosa sta accadendo, invece, in altri settori fondamentali della nostra economia?
SR. Registriamo segnali di rallentamento nell’Agricoltura, nelle Costruzioni e nell’Impiantistica. Qui vediamo una contrazione del credito erogato e maggiori rischi causati della fine degli incentivi fiscali dal cambiamento climatico.
In particolare, quest’ultimo impatta molto l’agricoltura, incidendo negativamente sulla resa produttiva o la qualità dei prodotti, che si traducono in fluttuazioni significative del fatturato e dei margini. Purtroppo queste fluttuazioni aumentano la precarietà finanziaria.
L’Agricoltura ha già oggi una leva finanziaria significativamente più alta rispetto alla media nazionale; quindi, è un settore più indebitato di altri. Mentre mostra una liquidità e una copertura degli interessi notevolmente inferiori rispetto ad altri settori.
L’Agricoltura è, quindi, più in difficoltà nel far fronte agli obblighi finanziari a breve termine. Il tasso di default è di poco superiore alla media nazionale, a giugno 2024 eravamo al 2,7% rispetto al 2,5% medio. E riscontriamo una lieve contrazione degli importi erogati, -1,2% nei primi 9 mesi del 2024.
Passando poi alle Costruzioni e all’Impiantistica, troviamo situazioni diverse. In entrambi i settori c’è un calo del credito erogato, con un meno 6% per le costruzioni e meno 9,7% per l’impiantistica.
Il tasso di default è, invece, più alto della media per le Costruzioni (al 3,1%) mentre è minore per l’impiantistica (all’1,8%).
AG. Qual è, invece, un settore che sta performando bene?
SR. L’Osservatorio Imprese registra una crescita significativa del settore Turismo e Tempo Libero, con un aumento del 4% del credito erogato. Il settore è ripartito bene dopo il periodo della pandemia. Vediamo però anche un tasso di default su livelli elevati, a giugno 2024 era al 3,5%.
AG. Lo scenario non è, quindi, tutto così fosco. Esistono anche aziende che riescono a crescere, nonostante queste difficoltà di mercato?
SR. Certo. Secondo lo studio che abbiamo realizzato con Nomisma “Osservatorio Controvento”, il 7,1% delle imprese manifatturiere italiane continua a crescere, generando 111 miliardi di euro di ricavi. Settori come automotive, farmaceutico e packaging dimostrano resilienza, mentre emergono nuove eccellenze nel comparto nautico.
AG. Puoi spiegarci meglio cosa si intende per Controvento e come le informazioni di questo osservatorio sono utili per banche e istituti finanziari?
SR. L’Osservatorio “Controvento” identifica le aziende manifatturiere italiane che, attraverso l’analisi dei bilanci, dimostrano una maggiore propensione a “navigare Controvento” quindi in condizioni avverse.
Sono il nucleo più dinamico e performante della manifattura italiana, che è capace di adattarsi e prosperare anche in un contesto economico sfidante. Comprende sia grandi imprese sia PMI. Ed è proprio tra le piccole e medie imprese vediamo una crescita particolarmente significativa.
AG. Che caratteristiche hanno le imprese controvento e dove si trovano?
SR. Una impresa Controvento si distingue per crescita dei ricavi, marginalità e creazione di valore aggiunto. Dimostra anche una forte capacità competitiva, che tradotto in parole povere significa: solidità finanziaria e capacità di crescita.
Consideriamo che tra il 2018 e il 2023, le Controvento hanno visto i loro ricavi crescere dell’84%, contro il 29% del resto delle imprese.
Queste imprese sono concentrate nel Nord-Est e nel Sud Italia, vi è quindi una riduzione del divario competitivo: la crescita delle imprese del Sud è una tendenza ormai consolidata.
Le informazioni, le banche dati e le analisi dettagliate su queste aziende sono utili agli istituti di credito per identificare opportunità di finanziamento a basso rischio e costruire relazioni di lungo termine con le imprese più dinamiche.
AG. Abbiamo aperto questo episodio ricordando la situazione di forte cambiamento che stiamo vivendo. Quali sono i trend futuri che possiamo ipotizzare per il mercato del credito?
SR. Innanzitutto, la riduzione dei tassi d’interesse da parte della BCE potrebbe favorire una maggiore domanda di credito nel 2025.
Il contesto economico rimane fragile e l’aumento della rischiosità delle imprese suggerisce che banche e finanziarie dovranno adottare modelli di valutazione del rischio sempre più sofisticati, e questo è essenziale per bilanciare l’erogazione di finanziamenti con una gestione prudente del credito.
Per capire meglio questo contesto, abbiamo a nostra disposizione anche i dati di CRIBIS, società del Gruppo CRIF specializzata nelle informazioni commerciali su aziende italiane.
I dati ci mostrano un progressivo allineamento ai dati pre-pandemia del 2019, con l’aumento dei fallimenti del 19,7% rispetto all’anno precedente. Gli impatti sono variabili a livello geografico, con le regioni più impattate che sono Lombardia, Lazio e Campania. Valori che cambiano anche in base al settore: il commercio (2.956 liquidazioni) e i servizi (2.084) sono tra i più colpiti a causa del contesto macroeconomico complesso.
AG. In questo 2025 certamente sfidante l’accesso al credito sarà fondamentale per la crescita economica e il futuro delle imprese. Servono però, come hai accennato poco fa, degli strumenti avanzati di analisi e gestione del rischio. CRIF di mestiere fa proprio questo: come vi state attrezzando, voi, per confrontarvi con questo contesto economico in continua evoluzione?
SR. Nell’attuale scenario economico, per far fronte alle principali sfide principali legate all’incertezza economica globale, alla trasformazione digitale e alla sostenibilità, le banche devono rafforzare i loro modelli di valutazione del rischio, utilizzando dati sempre più granulari e strumenti di analisi predittiva
Anche per questo, CRIF sta investendo in tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e il machine learning per sviluppare soluzioni sempre più innovative e personalizzate, in grado di supportare le banche nella gestione del rischio e nella promozione della crescita sostenibile delle imprese.
Alle banche servono strumenti avanzati per valutare la solidità finanziaria delle aziende e prevedere la loro capacità di rimborso, aiutando banche e finanziarie a mitigare il rischio di default.
L’obiettivo è intercettare con tempestività segnali di crisi attuali e prospettici per ridurre, da un lato, il rischio di portafoglio delle banche e, dall’altro, assistere le imprese nella ricerca di fonti finanziarie complementari, come ad esempio i fondi governativi di finanza agevolata.
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