Piccole imprese nella morsa della burocrazia, Cna Ascoli: “Avviare confronto costruttivo nel Piceno”


ASCOLI PICENO – 313 ore di lavoro, costi per 9.210 euro e un’incidenza sulle casse del Paese che, con 43 miliardi di euro spesi ogni anno, corrisponde al 2% del Pil annuo dell’Italia. È il conto, salatissimo, della burocrazia italiana, che mediamente le imprese si trovano a dover pagare all’anno per muoversi in un vero e proprio labirinto di vincoli, adempimenti e potenziali sanzioni.

Si evince chiaramente dal VI Rapporto dell’Osservatorio CNA Burocrazia presentato martedì 18 marzo a Roma, alla presenza del presidente nazionale CNA Dario Costantini, del segretario nazionale Otello Gregorini, del giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese e, tra le altre, di una delegazione della CNA di Ascoli Piceno, presente per condividere anche sul territorio gli esiti del prezioso lavoro svolto da Marco Capozi, responsabile Relazioni Istituzionali e Affari Legislativi CNA, e dal suo staff.

100 semplificazioni per liberare le energie delle piccole imprese” è lo slogan che accompagna questa sesta edizione dello studio, che attraverso l’analisi puntuale delle criticità riscontrate quotidianamente dagli associati CNA e un approfondimento dettagliato di 29 settori non si limita a indicare i nodi da sciogliere, bensì fornisce al legislatore delle proposte di semplificazione di immediata realizzazione senza pregiudicare le necessarie tutele o abbassare il livello dei controlli, con l’obiettivo di migliorare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione.

Nonostante i significativi passi avanti compiuti nel corso degli anni, infatti, la cattiva burocrazia resta un ostacolo che penalizza e frena il dinamismo delle imprese. Possono confermarlo le circa 830.000 imprese, con 3,6 milioni di lavoratori, esaminate dal Centro studi CNA per l’elaborazione di 100 proposte che, secondo le stime, consentirebbero a chi fa impresa, anche nel Piceno, di risparmiare 50 ore di lavoro e 1.459 euro all’anno grazie a una significativa riduzione di oneri e pratiche burocratiche, con un risparmio complessivo per le imprese di ben 7 miliardi di euro da tradurre in potenziali investimenti.

LE SEMPLIFICAZIONI – Un primo esempio lampante arriva dalle insegne di esercizio, il cui posizionamento può diventare un incubo: fino a 9 enti coinvolti (Comune, Soprintendenza se l’edificio è storico, Anas se è vicino a una strada statale, e in alcuni casi anche della Regione), moduli e istruttorie diverse da comune a comune e in base alla zona di insediamento. Il risultato? Un’attesa di 90/120 giorni e costi che possono superare i 1.500 euro. Per la CNA di Ascoli Piceno, un’attività deve poter installare un’insegna senza dover aspettare mesi, semplicemente attraverso una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) al Suap (Sportello unico attività produttive). 

Il peso della burocrazia si avverte anche sul fronte delle piattaforme per appalti. Ad oggi, infatti, per entrare in questo mercato una piccola impresa si registra in media a 25 piattaforme, con una spesa di 5.000 euro (200 euro a piattaforma), dedicandovi 5 giorni di lavoro e altrettanti di formazione per replicare gli stessi documenti, quando un registro nazionale dei fornitori accreditati e un’unica piattaforma farebbero diminuire i costi del 70%. Una situazione molto simile a quella dello sportello unico attività produttive (Suap), di quello per l’edilizia (Sue) e di quello ambientale, nati per semplificare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione.  Eppure, i procedimenti risultano ancora frammentati e articolati: per aprire un forno, ad esempio, occorre rivolgersi a sei enti diversi. Con l’accorpamento digitale degli sportelli unici in una sorta di “Super Suap”, i tempi di rilascio delle autorizzazioni si dimezzerebbero a 30-45 giorni.

Altro settore, altro problema. Le imprese orafe che, con un volume di attività inferiore al 20% del totale acquistato, svolgono un’attività marginale di compro oro sono soggette a un ulteriore carico burocratico che richiede due o tre giorni di lavoro al mese e costi di consulenza che oscillano tra i 500 e i 1.000 euro per le norme fiscali e di antiriciclaggio.

A finire nel mirino della cattiva burocrazia sono anche le start up innovative, titolo riservato in via esclusiva alle società di capitali. In base a questo principio, se la Apple fosse nata in un garage italiano non avrebbe potuto definirsi in questo modo, il che rende necessario ampliare le forme societarie per scongiurare di perdere qualche potenziale nuovo Steve Jobs italiano. 

Anche in caso di aiuti di Stato, inoltre, i benefici economici sono ampiamente compensati dagli oneri burocratici. Come noto, la legge impone alle imprese di pubblicare nella nota integrativa di bilancio o sui siti web le informazioni sui contributi pubblici ricevuti sopra una certa soglia. Si tratta, però, di un’inutile duplicazione di dati già disponibili sui siti delle pubbliche amministrazioni che li erogano e sul registro nazionale degli aiuti di Stato che, peraltro, espone le imprese a sanzioni minime di 2.000 euro. A questo proposito, CNA propone di abolire l’obbligo di comunicazione per le imprese che ricevono sovvenzioni.

«L’impegno dell’associazione va ogni giorno verso una semplificazione che consenta di rispettare le regole e di ridurre drasticamente tempo e denaro che le imprese sono costrette a destinare per la gestione di pratiche che, su scala mensile e annuale, assumono dimensioni decisamente preoccupanti – dichiarano Francesco Balloni e Arianna Trillini, direttore e presidente della CNA di Ascoli Piceno – Le nostre 100 proposte formulate nell’ambito dell’Osservatorio Burocrazia non comportano oneri per le finanze statali, snelliscono il lavoro della pubblica amministrazione e migliorano l’efficienza del sistema economico.

Siamo convinti che il processo di semplificazione sia un motore che non si deve mai arrestare. Per questa ragione, è nostra intenzione avviare un confronto costruttivo anche nel Piceno per agevolare, negli interessi dell’intero sistema economico del Piceno, il rapporto tra artigiani, piccole imprese ed enti locali».

ENERGIA – Anche sul fronte dell’autoproduzione di energia, tempistiche inadeguate e meccanismi troppo rigidi rischiano di pregiudicare l’efficacia di una delle principali battaglie condotte da CNA negli ultimi mesi. Con la pubblicazione del decreto direttoriale del Mimit, infatti, per accedere ai 320 milioni di euro per realizzare impianti da fonti rinnovabili destinati all’autoconsumo previsti dal RepowerEu le piccole imprese dovranno prendere parte a una procedura a sportello gestita da Invitalia con una finestra temporale molto stretta. La piattaforma informatica, infatti, sarà operativa a partire dal prossimo 4 aprile, con chiusura dei termini il 5 maggio. Per la valutazione delle richieste, Invitalia avrà 120 giorni.

«Si tratta di tempistiche troppo ristrette a fronte della procedura burocratica richiesta per l’accesso al beneficio – aggiunge Balloni – e tale aspetto rischia di inficiare il potenziale della misura rispetto all’ampia platea di Pmi del Piceno idonee ad accedere alle agevolazioni. Come CNA chiediamo di allungare i tempi per la presentazione delle domande a fine luglio, concedendo alle aziende un tempo congruo per la progettazione dell’impianto e la consegna della relativa documentazione».

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