La Cassazione ha chiarito e confermato la responsabilità per i debiti fiscali e contributivi dei soci di una società cancellata dal registro imprese nei limiti di quanto ricevuto in sede di estinzione. Quali possono essere i rischi per gli ex soci di fronte alla pretesa del Fisco?
Sulla responsabilità dei soci limitatamente responsabili di società cancellata dal registro Imprese si è espressa la suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite.
Le società di capitale che una volta messe in liquidazione, vengono cancellate dal registro delle imprese della Camera di Commercio, lasciando talvolta in sospeso dei debiti di natura tributaria, quali: IRES, IRAP, IVA ecc., o di natura contributiva, hanno spesso creato contenzioso con gli uffici tributari, tanto che anche gli Ermellini, a sezioni Unite, da poco si sono espressi.
Società cancellata con debiti fiscali e contributivi: l’ultimo intervento dalla Cassazione in tema di responsabilità dei soci
Con tale pronuncia si spera che ciò che è pendente nei vari gradi di giudizio delle varie Corti di Giustizia Tributaria di merito venga risolto prima possibile. Solo se il contribuente applicherà correttamente la norma e i principi giurisprudenziali emessi dai Giudici di terzo grado, l’Agenzia delle Entrate non notificherà avvisi di accertamento per recuperare imposte.
In campo tributario, la responsabilità degli ex soci per i debiti tributari della società estinta ha sempre rappresentato una questione alquanto rilevante, tanto che il contenzioso ha invaso in modo massiccio le aule delle Corti di giustizia di merito.
Ebbene, buona norma insegna che le società, di qualsiasi forma siano, prima di essere cancellate dal registro delle imprese “dovrebbero” aver saldato tutti i propri debiti ed incassati tutti i crediti, ma purtroppo questo nella realtà capita raramente.
Le richieste del Fisco verso ex liquidatori ed ex soci
Allora, ecco che il Fisco, essendo creditore di imposte di vario genere va all’attacco dei liquidatori o dei soci per poter recuperare il proprio credito. Questo comportamento, anche se talvolta può sembrare aggressivo, risulta essere legittimo, tenuto conto, fra l’altro, che deve essere rispettato l’art. 53 della Costituzione che così recita: “Tut
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