Ilva, spunta l’idea prestito-ponte. Ordini in ripresa ma serve cassa




Tornano i clienti e gli ordini in casa Ilva. Il commissariamento e la scelta del nuovo socio privato, gli azeri di Baku Steel – che proprio ieri hanno ricevuto dal ministro delle Imprese Adolfo Urso l’esclusiva per chiudere la trattativa e rilevare il polo siderurgico – convincono il mercato che torna a puntare su Taranto.

Secondo indiscrezioni raccolte da il Giornale, «gli ordini da evadere non mancherebbero, ma il problema del circolante resta. La cassa tiene ancora un mese e mezzo, poi la produzione potrebbe compromettersi se non arrivano fondi a sostenerla», spiega una fonte vicina all’azienda. Al momento, il polo tarantino girerebbe a 8-10mila tonnellate al giorno, a seconda dei periodi in cui viene effettuata la manutenzione a rotazione dei tre altoforni (1,2 e 4).

Una ritrovata normalità produttiva, non affatto scontata, che al momento fa prevedere una produzione annua in area 3,5 milioni di tonnellate. E che ha permesso di garantire le forniture ai clienti storici come Marcegaglia, Eusider e Gabrielli, ma anche di esportare con regolarità.

Resta sul tavolo il tema del capitale. La siderurgia funziona se ha del capitale per l’acquisto delle materie prime e la loro lavorazione, nonché per gli impianti. «A Taranto il recente sostegno del governo ha permesso un grande recupero del business con un giro d’affari anche del +150% rispetto a sei mesi fa», racconta la fonte. Tuttavia, (dopo i 600 milioni di euro destinati negli ultimi mesi) ora servono nuove risorse fresche che potrebbero anche essere anticipate dalla stessa Baku. Al momento, sembra che il contratto tra le parti sarà messo a punto entro giugno, ma il closing dell’operazione arriverà in autunno. Non prima. Tra giugno e ottobre ci sono diversi adempimenti da assolvere e va imbastita tutta la trattativa con i sindacati.

Nell’attesa, se contrattualmente il socio azero non potrà anticipare risorse è molto probabile che ad intervenire siano nuove risorse pubbliche. In particolare, si fa strada l’ipotesi che a scendere in campo finanziariamente possa essere la Cassa depositi e prestiti.

Il cda presieduto da Giovanni Gorno Tempini, su proposta dell’amministratore delegato e direttore generale, Dario Scannapieco, ha deliberato la settimana scorsa nuove operazioni per oltre 3,2 miliardi a sostegno di grandi, medie e piccole imprese, investimenti sul territorio, cooperazione internazionale, export e infrastrutture chiave.

Sono stati anche autorizzati interventi «per accelerare i programmi di investimento di gruppi attivi in settori chiave», di cui la siderurgia fa di certo parte.

Attendere l’ingresso del socio pubblico Invitalia con una quota per ora ipotizzata al 10% potrebbe essere, infatti, troppo lungo per le esigenze di cassa dell’ex Ilva e per garantire la continuità appena ritrovata.



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