Con il Credito d’Imposta 5.0 è possibile acquistare nuove attrezzature agricole, purché soddisfino determinati requisiti tecnici, tra cui l’interconnessione digitale e un miglioramento dell’efficienza energetica.
Ecco un riepilogo dei punti chiave per beneficiare dell’agevolazione per le attrezzature agricole:
- Interconnessione digitale: Le attrezzature devono essere controllabili tramite sistemi informatici, con la capacità di comunicare in remoto con i sistemi aziendali. Questo include la gestione tramite hardware digitalizzato e l’invio e la ricezione bidirezionale di dati.
- Efficienza energetica: Per accedere al credito d’imposta, l’attrezzatura deve dimostrare un risparmio energetico. Questo implica che l’adozione del bene deve portare a una riduzione dei consumi rispetto all’anno precedente (ad esempio, una riduzione di almeno il 3% per l’intera azienda o del 5% per una specifica fase produttiva).
- Certificazione ambientale Dnsh: È necessario che l’investimento rispetti la certificazione “Do no significant harm” (Dnsh), che garantisce che l’attrezzatura non comporti danni significativi all’ambiente, in particolare in relazione all’uso di combustibili fossili.
- Requisiti tecnici aggiuntivi: Le attrezzature devono anche essere dotate di sistemi di monitoraggio e manutenzione remota, nonché sensori per il monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro.
Se l’attrezzatura rispetta questi requisiti, è possibile accedere a un credito d’imposta che può arrivare fino al 35% del valore dell’investimento. In sintesi, sì, è possibile acquistare nuove attrezzature agricole, ma è fondamentale che siano interconnesse e abbiano un impatto positivo sull’efficienza energetica, come previsto dalle linee guida del Credito 5.0.
Credito 5.0: si possono acquistare nuove attrezzature?
La semplificazione del Credito d’Imposta 5.0 – confermata dalle ultime FAQ ministeriali – rende l’incentivo un’opportunità strategica per le aziende che intendono rinnovare il proprio parco macchine. Gli agricoltori che sostituiscono trattori e macchinari semoventi obsoleti con modelli più efficienti, possono accedere a un credito d’imposta del 35%.
Anche per le attrezzature agricole, sebbene non incluse nel processo semplificato, è possibile accedere all’agevolazione dimostrando un miglioramento puntuale dell’efficienza energetica. In questo articolo analizziamo i vincoli da rispettare e i requisiti da dimostrare per accedere al Credito 5.0, con alcuni esempi pratici.
Non tutte le attrezzature agricole sono compatibili con il credito d’imposta. Il Piano di Transizione 5.0 indica che i beni agevolabili devono garantire l’interconnessione – la medesima richiesta del Credito 4.0 – e la riduzione dei consumi energetici secondo percentuali tabulate.
In maggior dettaglio, le attrezzature agevolabili sono indicate nell’allegato A, prodotto dal Ministro delle imprese e del made in Italy (Mimit) per il precedente incentivo 4.0, e descrivibili come beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti. Come già detto, queste devono anche garantire un miglioramento dell’efficienza energetica del singolo processo o per l’intera azienda. Ma vediamo tutto con ordine.
Garantire l’interconnessione del bene equivale a soddisfare quelle che erano le richieste del Credito 4.0 – contenute sempre nell’allegato A – e in particolare:
- il controllo dell’implement deve avvenire tramite hardware gestibile mediante sistemi digitalizzati;
- il sistema di controllo del punto precedente deve poter comunicare con i sistemi informatici aziendali in remoto tramite opportuni protocolli;
- deve essere garantito l’invio e la ricezione bidirezionale di dati e istruzioni da e verso l’attrezzo da altri sistemi aziendali;
- l’interfaccia uomo macchina deve essere semplice ed intuitiva;
- il bene deve essere conforme ai più recenti standard in termini di salute e sicurezza.
Ai punti precedenti l’allegato A aggiunge una serie di requisiti che i beni strumentali agevolabili devono soddisfare (almeno due). Tra i più applicabili alle attrezzature, la presenza di sistemi di manutenzione o diagnosi da remoto e di sistemi per il monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro mediante sensori.
Per beneficiare dell’agevolazione, il bene deve essere messo in funzione entro un anno dall’ottenimento dell’agevolazione e contestualmente interconnesso. Tale condizione è verificabile dal GSE per i successivi 5 anni e auto certificata dall’azienda (per investimenti inferiori ai 300mila euro) o da un ente esterno tramite perizia tecnica asseverata (la medesima del Credito 4.0) da includere nella certificazione ex post (vedi sotto).
Il secondo obiettivo – novità del Credito 5.0 – è dimostrare la riduzione dei consumi energetici conseguita a fronte dell’adozione del bene rispetto all’anno precedente l’investimento.
Se per le macchine a combustione diretta (ad esempio i trattori) dimostrare una riduzione dei consumi di gasolio derivati dalla sostituzione è ora più “semplice”, per le attrezzature il passaggio non è ugualmente immediato. Anche perché – lo ricordiamo nuovamente – l’acquisto di una macchina agricola motorizzata Stage V, in sostituzione di una Stage I o inferiore, può beneficiare di una semplificazione del processo certificativo, mentre per le attrezzature la procedura è quella “classica”.
Riassumendo, chi acquista un’attrezzatura e vuole ottenere un credito minimo del 35% deve dimostrare puntualmente che l’adozione della stessa ha portato un risparmio energetico minimo del 3% alla struttura produttiva (intera azienda) oppure del 5% al processo (fase operativa) interessato dall’investimento. Tale obiettivo deve essere mantenuto – insieme al bene stesso – fino al termine del quinto anno successivo a quello di completamento dell’investimento.
Tra gli altri elementi necessari vi è l’obbligo di certificazione ambientale Dnsh (Do no significant harms, non arrecare un danno significativo) prevista dal Pnrr – fonte della dotazione economica del Piano Transizione 5.0 – per cui l’investimento finanziato non sia direttamente connesso all’uso di combustibili fossili.
Per le attrezzature agricole – fa sapere il Ministero – è del tutto ininfluente l’origine della potenza che le aziona. “Per gli implement essere azionati da trattori a combustione non influisce sul Dnsh” conferma Raffaele Spallone, dirigente responsabile del Mimit. Attenzione, seppur le attrezzature agricole siano “di natura” conformi al Dnsh ciò non esenta il richiedente dal produrre la certificazione Dnsh.
Per agevolare l’acquisto di nuovi attrezzi, la sostituzione di macchinari equivalenti non è espressamente richiesta dal principio Dnsh. Tuttavia, la presenza di un’attrezzatura dismettibile può facilitare il calcolo della riduzione dei consumi energetici.
Nuova attrezzatura anche senza sostituzione
Come già detto, il Credito 5.0 non richiede la sostituzione di beni – a parte per trattori e macchine agricole semoventi – ma semplicemente che il nuovo attrezzo possa essere integrato nel processo produttivo senza modificare il parco attrezzature aziendale.
Come si legge in una faq ministeriale dedicata, “qualora il progetto di innovazione riguardi l’acquisto di un bene destinato ad integrare un processo produttivo esistente, anche se basato su tecnologie produttive differenti, il risparmio energetico potrà essere calcolato confrontando l’indicatore di prestazione energetica del bene da integrare con l’indicatore di prestazione energetica ottenuto quale media degli indicatori dei beni preesistenti costituenti il processo”.
In ogni caso il calcolo deve essere riferito allo stesso processo aziendale, assicurando la normalizzazione rispetto ai volumi produttivi e alle condizioni esterne che influiscono sulle prestazioni energetiche.
Ad esempio, un’impresa contoterzi vuole ampliare il proprio parco macchine per la fienagione acquistando una nuova rotopressa a camera variabile da affiancare alle due già in suo possesso. Per accedere al Credito 5.0 dovrà calcolare la media dei consumi energetici dei beni esistenti che diventa il valore di riferimento di una terza macchina “virtuale”. La nuova rotopressa, grazie a maggiori prestazioni ed efficienza, assicura un consumo medio ridotto e un’efficienza energetica migliore rispetto all’attrezzatura virtuale. A seconda della riduzione potrà accedere a un credito fino a un massimo del 45%.
Come calcolare e dimostrare il risparmio energetico?
Partiamo dall’aspetto più “facile”, il raggiungimento di una maggiore efficienza energetica di processo o aziendale, viene attestata mediante due relazioni prodotte secondo i criteri e le modalità individuate dal Mimit in due momenti differenti:
- una ex ante, che contiene la riduzione dei consumi energetici potenzialmente conseguibile tramite l’investimento;
- una ex post, che conferma l’effettiva realizzazione degli investimenti e la riduzione prevista dalla certificazione ex ante (o inferiore).
I soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni sono:
- gli Esperti in Gestione dell’Energia (EGE) certificati da organismo accreditato (UNI CEI 11339);
- le Energy Service Company (ESCo) certificate da organismo accreditato (UNI CEI 11352).
- gli ingegneri iscritti nelle sezioni A e B dell’albo professionale, nonché i periti industriali e i periti industriali laureati iscritti all’albo professionale nelle sezioni “meccanica ed efficienza energetica” e “impiantistica elettrica ed automazione”, con competenze e comprovata esperienza nell’ambito dell’efficienza energetica dei processi produttivi.
Risparmio energetico: da dove si parte e…
Nei documenti deve essere definita la situazione di partenza, ovvero relativa all’anno precedente l’investimento. Se non sono disponibili dati energetici misurati direttamente, questi devono essere stimati attraverso l’analisi dei carichi energetici basata su dati tracciabili.
Nel caso in cui i consumi energetici di riferimento non possono essere neppure stimati, ci sono due possibilità:
- per le imprese che hanno modificato la loro attività da almeno 6 mesi (ma meno di 12), i consumi sono calcolati considerando la media nel periodo d’attività riproporzionata su base annua.
- per le aziende di nuova costituzione (meno di 6 mesi d’attività) il calcolo è più complicato. Per ogni bene da finanziare occorre individuare almeno 3 alternative – disponibili sul mercato nei 5 anni precedenti – con i relativi consumi energetici medi annui, i quali sono utilizzati per ottenere una generica situazione di partenza.
…dove si arriva
Definita la situazione di partenza e implementato il bene, occorre prima calcolare il possibile risparmio energetico e l’effettivo risparmio. Ogni azienda può trovare la strategia più adatta alla propria organizzazione interna, alle proprie esigenze e alle caratteristiche delle macchine e attrezzature utilizzate.
Operativamente, vanno valutati i consumi energetici durante una medesima operazione agronomica svolta prima (l’anno precedente) e dopo l’adozione di una nuova attrezzatura. Rapportando i due valori, si ottiene il valore di risparmio che ricordiamo, deve essere almeno pari al 3%.
Disporre di un macchinario da sostituire facilità l’ottenimento del risparmio energetico target. Come già detto, nel caso di un investimento in un bene strumentale che sostituisce un bene esistente, non è obbligatorio vendere o dismettere il bene sostituito. Tuttavia – spiega una faq del ministero – tenere traccia della sostituzione può essere utile in sede di eventuale accertamento per dimostrare l’effettivo risparmio energetico.
Ricordiamo che nelle certificazioni il risparmio energetico deve essere indicato in tonnellate di petroli equivalente (tep), quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo, per unità produttiva (in ambito agricolo, ettari o tonnellate di prodotto a seconda dei casi), e pertanto anche i valori calcolati devono essere convertiti in questa unità di misura. In ogni caso, la percentuale di risparmio calcolata non varia.
Monitoraggio necessario per almeno 5 anni
Una volta messo in funzione e interconnesso il bene, si deve dimostrare che il risparmio dichiarato (con la certificazione ex ante) sia effettivamente raggiunto e lo si deve garantire – come già detto – per 5 anni.
In questa fase gioca un ruolo fondamentale il monitoraggio non solo dei consumi legati all’attrezzatura, ma all’intera azienda. In caso di anomalie causate dalla scarsa omogeneità nelle lavorazioni, dalle fluttuazioni stagionali e dalle condizioni operative variabili da un anno all’altro, l’agricoltore deve poter dimostrare che un consumo differente da quello dichiarato sia legato a fattori esterni non direttamente legati all’attrezzatura.
Ad esempio, a causa di evento meteo estremo improvviso un agricoltore deve ripetere due volte la stessa operazione in pieno campo, raddoppiando così i consumi rispetto al target. L’azienda agricola deve poter dimostrare in modo chiaro che il valore complessivo più elevato è dato dal doppio intervento, resosi necessario dopo la precipitazione anomala, e che in termini assoluti i consumi energetici rientrano negli obiettivi fissati.
Come ridurre i consumi energetici con le attrezzature
A titolo esemplificativo presentiamo 3 possibili casi basati sul risparmio di gasolio per ettaro assicurato da nuove attrezzature e sull’ipotesi che i soggetti mantengano gli stessi trattori per azionare gli implements (le situazioni descritte non garantiscono l’accesso sicuro al Credito 5.0 e rappresentano un’elaborazione semplificata di AgroNotizie®). Tutti gli esempi successivi non richiedono espressamente la sostituzione di un bene, ma la presenza di almeno un’attrezzatura più vecchia con la quale calcolare il risparmio energetico conseguibile.
1. Attrezzatura più grande
Un primo caso potrebbe essere l’adozione di un attrezzo di maggiori dimensioni per ridurre i tempi di lavoro e ottimizzare l’uso di potenza del trattore abbinato.
Un azienda agricola che acquista una barra da diserbo da 20 metri per sostituire una barra precedente da 10 metri, nel cambio, vede il numero di svolte in campo dimezzato così come la lunghezza complessivamente percorsa e il tempo impiegato. Se inizialmente per un ettaro lavorato il trattore percorreva circa un chilometro, ora con la nuova barra il trattore percorre solo 500 metri. Tale dimezzamento si ripercuote sui consumi di gasolio che scendono non linearmente, possiamo ipotizzare del 25%. Percentuale del tutto compatibile con l’accesso al Credito.
2. Un solo passaggio in campo
Un’altra possibilità è l’adozione di un’attrezzatura che riduce il numero di operazioni necessarie e di conseguenza i passaggi in campo.
Un’altra azienda passa da un processo che prevede aratura, erpicatura e semina a uno che prevede solo lavorazione superficiale e semina mediante l’adozione di un coltivatore leggero e una seminatrice combinata, entrambi Isobus e di dimensioni comparabili a quelle delle precedenti attrezzature. Se in precedenza il trittico di operazioni aveva un consumo complessivo medio di 75 (50 + 15 + 10) litri di gasolio per ogni ettaro lavorato, ora il passaggio alla nuova scansione di lavorazioni riduce i consumi a 50 (25 + 25) litri con una riduzione di 25 litri ettaro o in percentuale del 33%. Valore ben superiore alla soglia minima richiesta.
3. Gestione più intelligente dell’operazione
Ultimo esempio è l’adozione di una macchina più innovativa che permette di gestire meglio un operazione in campo ottimizzando l’efficienza e riducendo la necessità di rientrare in seguito.
Un viticoltore acquista un nuovo atomizzatore a torretta con un sistema avanzato per la nebulizzazione elettrostatica. In precedenza, con un vecchio atomizzatore assiale eseguiva fino a 9 trattamenti durante la stagione contro la Peronospora, ora con il nuovo macchinario può ridurre i trattamenti a 7 grazie ad una migliore efficienza e a una migliore copertura fogliare ottenuta dal nebulizzatore. La riduzione nel numero di trattamenti – oltre a un risparmio in termini di prodotto applicato – corrisponde ad un minore consumo di gasolio del 20% circa. Anche in questo caso, la percentuale di risparmio è superiore alla minima richiesta.
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