A Crespellano, in provincia di Bologna sorge uno dei più importanti centri produttivi di Philip Morris a livello internazionale. Si tratta del Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, ed è il principale sito produttivo del colosso del tabacco a livello mondiale. Philip Morris è un colosso della manifattura a livello globale e la fabbrica di Bologna è uno dei fiori all’occhiello dell’azienda: l’impianto soddisfa la domanda internazionale di più di 50 Paesi dove i prodotti senza combustione di Philip Morris International sono attualmente commercializzati per un valore di export che nel 2022 ha superato 1.8 miliardi di euro.
Qui lavorano oltre 2.000 persone e lo stabilimento è direttamente connessa al Philip Morris Institute for Manufacturing Competences, che è invece incentrato sulla formazione del personale, interno, ma anche di altre aziende, e si tengono percorsi anche per studenti di Its e Università. L’idea è quella di avvicinare i giovani studenti al mondo della fabbrica, stimolando l’interesse dei ragazzi nei confronti delle materie Stem. Una missione fondamentale dal momento che la carenza di lavoratori specializzati è un problema che colpisce la maggior parte delle aziende manifatturiere, italiane e non. Per mostrare il proprio impegno nell’avvicinare gli studenti al mondo del lavoro e a indirizzarli verso percorsi di studi Stem, Philip Morris ha organizzato l’evento “Eccellenze Stem – Il contributo del Philip Morris Institute for Manufacturing Competences”, al quale ha partecipato anche Industria Italiana e che si è tenuto al Philip Morris Institute for Manufacturing Competences durante la “Giornata del Made in Italy. Fra i relatori Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia, Alice Lucarelli, responsabile placement & career development di Its Umbria Smart Academy, Daniele Vacchi, direttore di Fondazione Its Maker, Simona Delvecchio, manager sustainability & public policy di Philip Morris Italia e Gabriele Andreani, coordinator sustainability & public policy di Philip Morris Italia.
Nell’impianto di Crespellano non ci si limita a produrre: si fa molta ricerca su nuovi prodotti e metodi produttivi innovativi. Perché l’obiettivo per il 2030 dell’azienda guidata in Italia dal presidente e ad Pasquale Frega è quello di ridurre sempre di più la quota di tabacchi da combustione (le classiche sigarette, per capirci) per concentrarsi su prodotti privi di combustione, a base di tabacco riscaldato. Questi oggi già rappresentano il 39% del fatturato complessivo dell’azienda (37,8 miliardi di fatturato nel 2024), ma entro sei anni l’obiettivo è che rappresentino il 75%. E per questo motivo, l’azienda ha investito negli ultimi anni oltre 14 miliardi in ricerca, 2,5 dei quali solo per creare la tabacchicoltura che serviva. Perché, come approfondiremo, il tabacco tradizionale non può venire utilizzando per i prodotti privi di combustione.
C’è però un problema: quello della carenza di nuove leve. Per questo, l’azienda sta collaborando con gli Its e le Università, soprattutto del territorio, per promuovere la formazione Stem. Anche verso il pubblico femminile, che a oggi è ancora poco presente nei settori più tecnici e nelle fabbriche in particolare. Un tema, quello della scarsa partecipazione delle donne, che è stato sottolineato da Gabriele Marzano, senior executive project manager per la Regione Emilia-Romagna. «C’è una grande disparità di occupazione fra uomini e donne», spiega Marzano. «Nel 2023, il tasso di occupazione per maschi era del 77%. Il 63% per donne». Un gap evidente anche nella formazione Stem: «i laureati Stem sono il 37% fra i maschi, mentre fra le donne il dato è del 16,8%».
Ma cosa sta facendo Philip Morris a supporto della formazione? E quali innovazioni si stanno sviluppando nel centro produttivo di Philip Morris in provincia di Bologna?
Giovani: puntate sull’educazione Stem. Davanti a voi c’è un mondo di opportunità
Le nuove generazioni sono poco attratte dal lavoro in fabbrica, in parte anche perché non conoscono le opportunità professionali che può garantire questo settore. Questo nonostante «Il ponte fra scuole e imprese è stato cementificato negli ultimi anni», come spiega Tiziana Ferrari di Confindustria Emilia. La scuola è riuscita a trasformarsi e ad avvicinarsi maggiormente al mondo del lavoro, anche se sono necessari ulteriori sforzi per trovare nuove sinergie. Perché la scuola, oggettivamente, ancora non sforna professionisti pronti al lavoro e su questo Ferrari è molto chiara: rivolgendosi ai giovani studenti degli Its presenti nella sala, ricorda loro che una volta finito il percorso scolastico dovranno ricominciare a studiare una volta entrati nel mondo del lavoro. «E sarà necessario farlo per tutto l’arco della vita lavorativa, come facciamo internamente in Confindustria».
La formazione da prediligere è inevitabilmente quella Stem, quella più richiesta dal mondo del lavoro, eppure sembra difficile far passare ai ragazzi, e soprattutto alle ragazze, questo messaggio. In parte questo accade ci sono difficoltà a livello di istituzioni: queste ultime «devono saper prevedere quali sono i profili professionali richiesti da qui a 5 anni. Anche meno», afferma Gabriele Marzano. Perché «capita che già al terzo anno di formazione alcuni aspetti siano già obsoleti. Questo mette in crisi i progetti, soprattutto dell’industria». Secondo Marzano, l’istituzione pubblica ha un ruolo fondamentale: deve spingere sia l’industria sia il sistema formativo a dotarsi di sistemi in grado di prevedere la domanda di talenti futura, sistemi a oggi assenti o poco efficaci. Par arrivare comprendere la domanda futura, però, «i dati non bastano: danno risposte obsolete. Serve costruire nuove modalità per modificare costantemente i contenuti dell’offerta formativa». La Regione Emilia-Romagna, che dopo la Lombardia è la seconda in Italia per numero di brevetti, sta facendo la sua parte, realizzando piattaforme per l’analisi delle microcompetenze dei profili, così da capire quali hanno nei vari Paesi UE e capire così cosa succede nei vari contesti. E dando maggiore supporto alle Academy che, nella definizione di Marzano, sono quelle realtà che «hanno capacità di analisi e la forza di dire quali saranno le politiche formative nel futuro a breve termine». Non sono le uniche iniziative messe in atto dalla Regione, che è attiva anche per aumentare la partecipazione femminile al mondo del lavoro: «Nell’ultimo bando sono stati essi a disposizione 3 milioni di euro per tutte le imprese fondate e amministrate da donne, o con maggioranza di donne», dice Marzano.
Che la scuola debba fare di più è un’opinione condivisa anche da Ferrari, «l’IA farà fare alle nuove generazioni un salto quantico. Il mondo sarà molto migliore di quello attuale. Ma le competenze avranno un ruolo chiave. E la scuola, sotto questo profilo, è ferma al primo Dopoguerra». Un’eccezione nel mondo educativo è rappresentata dagli Its, gli istituti tecnici superiori, che garantiscono sbocchi praticamente immediati nel mondo del lavoro. «Noi facciamo corsi altamente specializzati, che includono anche la cybersecurity. Si tratta di formazione qualificata, stimolata e soprattutto subito spendibile. Stiamo anche sperimentando modalità innovative di fare formazione, come le Summer School», spiega Alice Lucarelli di Its Academy – Umbria). Ma serve un maggiore contributo da parte del mondo del lavoro: «le grandi imprese dovrebbero iniziare a mettere progetti già alle elementari per avvicinarle allo Stem. Serve fare informazione tra i giovani, raccontando loro quali sono gli sbocchi occupazionali, perché oggi mancano le basi», dice Lucarelli. Sotto questo profilo, Philips Morris è molto attiva, anche perché nel suo stabilimento produttivo IA, cloud, IoT e altre tecnologie sono la chiave del successo. Per questo l’azienda ha avviato programmi di collaborazione continua con istituzioni quali Its Academy Umbria o Its Maker. E non solo: insieme ad Almacube, Philip Morris ha infatti organizzato l’hackathon “Women Shape the Future“, iniziativa che ha coinvolto le studentesse Stem di alcuni atenei del Mezzogiorno in sfide legate alla sostenibilità in ambito industriale.
L’innovazione secondo Philip Morris: oltre le classiche sigarette. Il futuro è nei tabacchi senza combustione
Viene lecito chiedersi come può fare innovazione un’azienda che produce tabacco. Cosa si può migliorare in questo ambito, oltre ai processi di packaging e distribuzione? Molto, a partire dal prodotto stesso. «Per molti anni le uniche innovazioni di prodotto erano limitate ai filtri per le sigarette, ma coi nuovi prodotti cambia tutto», afferma Gabriele Andreani di Philip Morris. Il riferimento è ai tabacchi privi di combustione, che hanno richiesto importanti investimenti in ricerca per potere essere realizzati. È stato necessario capire come trattare il tabacco per questo particolare utilizzo, come realizzare le resistenze che lo scaldano, come controllare in maniera precisa il processo.
«Philips Morris ha affermato che smetterà in pochi anni di realizzare prodotti per combustione. Per riuscirci ha dovuto ripensare interamente il proprio business, le tecnologie e le competenze necessarie. Oltre ripensare l’intera filiera», spiega Simona Delvecchio, manager sustainability & public policy di Philip Morris Italia. «Lo stabilimento qui a Bologna è il primo di Philips Morris senza prodotti di combustione. Qui si fa ricerca, prototipazione. Abbiamo creato un nuovo modello che ci ha permesso di far rientrare dei talenti in Italia. Perché è inutile creare cattedrali nel deserto, zone incentrate su una sola eccellenza. Serve un ecosistema». Proprio da questo nasce l’idea di realizzare il, Philip Morris Institute for Manufacturing Competences, che sorge di fianco alla fabbrica, «dove abbiamo sviluppato anche un nuovo modo di fare formazione. Che ha anche ricadute per il territorio», dice Delveccbio. Perché, come detto, qui la formazione non è limitata ai giovani che devono inserirsi nel mondo del lavoro, ma alle altre aziende, in particolare quelle presenti nel territorio, con le quali Philip Morris ha un costante scambio.
Tre le direttrici sulle quali si è sviluppato il centro:
-
Innovazione di prodotto e di processo, prendendo spunto anche dall’approccio delle start-up. Innovazione che coinvolge sia la parte manifatturiera sia quella agricola, che per un’azienda che produce tabacco è chiaramente importantissima. Non solo per realizzare prodotti senza combustione servono nuovi metodi agricoli, ma è anche necessario ridurre al minimo i consumi idrici per limitare quanto possibile l’impatto ambientale.
-
Rapporto Università/impresa, in particolare su temi specifici quali la meccatronica e il packaging.
-
Partecipazione: formazione per studenti, dipendenti, ma anche altre aziende e, naturalmente, formazione dei formatori, le cui competenze vanno costantemente aggiornate.
Viaggio al Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, il centro produttivo di Philip Morris in Italia
Philips Morris è presente in Emilia-Romagna dal 1963, quando ha aperto il suo centro produttivo a Zola Predosa. Nel 2013 ha potenziato la produzione in Emilia con una nuova fabbrica a Crespellano, il Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, frutto di un investimento di oltre 1 miliardo di euro. Qui, oltre alla prototipazione dei nuovi prodotti, c’è la produzione vera e propria. Nello specifico, qui vengono progettati e poi realizzati i nuovi tabacchi privi di combustione, gli stick di tabacco (quelli che si utilizzano con dispositivi come Iqos, per intenderci). Non si tratta di una comune fabbrica, ma del più grande stabilimento costruito ex novo in Italia da 25 anni a questa parte. L’investimento di Philip Morris in Emilia ha avuto un impatto significativo per l’economia locale, dato che ha generato un impatto economico, in Italia, pari a 2,2 miliardi di euro solo fra il 2014 e il 2018. Un valore che prende in considerazione l’impatto economico diretto, indiretto e l’indotto dell’investimento di Crespellano, permettendo di attivare filiere economiche, contribuire al Pil e all’occupazione italiana. In questo centro lavorano oltre 2.100 persone. I prodotti qui realizzati sono destinati sia al consumo interno sia all’export, che nel 2022 ha superato gli 1,8 miliardi di euro.
Industria Italiana ha avuto modo di visitare la fabbrica. Parliamo di un complesso enorme, 110.000 metri quadri, dove la tecnologia fa da padrona. Muovendosi all’interno dello stabilimento produttivo è normale incrociare Agv che trasportano in autonomia pallet di materiali, il tutto senza guide o percorsi obbligati: questi mezzi, infatti, si muovono liberamente grazie a sofisticati sistemi di videocamere e Lidar, fondamentali per rilevare la presenza di ostacoli. L’automazione è molto elevata, come ci si aspetta da un moderno stabilimento produttivo, e il compito delle persone è prevalentemente quello di tenere sotto controllo i macchinari, ottimizzarli, correggere eventuali errori. «Un paio di anni fa le macchine tendevano a fermarsi più volte al giorno e necessitavano di frequenti interventi», spiega Gabriele Andreani, che ha guidato la visita alla fabbrica. «Oggi, invece, le macchine funzionano in maniera molto più efficiente, richiedendo molti meno interventi».
Rispetto agli impianti che producono tradizionali sigarette, qui cambia tutto. Il tabacco, infatti, non arriva sotto forma di trinciato ma in grandi rotoli che vengono prima stesi per venire essiccati e successivamente riavvolti. Il macchinario per l’essiccatura è gigantesco, lungo ben 110 metri. Una volta completato il processo e riavvolto il rotolo, questo viene trasferito in altre postazioni dove dei robot si occuperanno del taglio in parti più piccole che poi verranno utilizzate per creare i tre tipi di prodotti senza combustione che vengono realizzati a Crespellano. A ogni fase della lavorazione, vengono effettuati i necessari controlli di qualità. Come spiega Andreani, «non è semplice essiccare e riavvolgere il rotolo di tabacco. Bisogna infatti assicurarsi che il materiale sia uniforme in tutte le sue parti». Alla fine, è vero che parliamo di prodotti senza combustione, quindi più sicuri rispetto alle sigarette tradizionali, ma sono comunque a base di nicotina, che rimane dannosa. È quindi estremamente importante che ogni singolo prodotto contenga la stessa identica quantità di nicotina per evitare danni alla salute.
Il Philip Morris Institute for Manufacturing Competences
Nel 2021 Philip Morris ha inaugurato a Crespellano il Centro per l’Eccellenza Industriale, direttamente collegato alla fabbrica vera e propria. Il nuovo Centro è parte di un più ampio piano di investimenti per l’Italia pari a circa 600 milioni di euro in tre anni, collegati ai nuovi prodotti senza combustione, con un impatto occupazionale stimato diretto, indiretto e indotto di circa 8.000 posti di lavoro lungo la filiera. Qui si fa ricerca sui nuovi prodotti e sui metodi per realizzarli: vengono identificati e sviluppati i nuovi macchinari necessari alla produzione su larga scala e si ottimizzano i processi industriali.
Un focus importante è sulla sostenibilità ambientale: fra gli obiettivi del centro c’è anche quello di migliorare le performance ambientali dei prodotti e di scoprire come utilizzare in maniera più efficiente le risorse, che si tratti di materiali, acqua, energia. Come già detto, questa struttura non è dedicato alla sola ricerca, ma è il centro delle attività di formazione di Philip Morris in Italia, attività rivolte sia agli studenti di Its o universitari, sia alle imprese, così da trasferire alle aziende del territorio le competenze acquisite. L’offerta del centro riguarda tre aree fondamentali per l’Industria 4.0: Formazione e professionalizzazione; Trasferimento tecnologico e open innovation; Ricerca applicata e rapporto università-impresa.
Le attività di formazione e ricerca
Le iniziative per le startup
In partnership con Almacube e con il supporto di Art-ER, Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna ha lanciato la nuova call for start-up “Design the Sustainable Future of Manufacturing”. Seguendo il successo della call for startup “BeLeaf” ideata da Philip Morris Italia per la filiera agricola, le start-up selezionate parteciperanno a un programma di accelerazione e co-design con il gruppo Philip Morris, i suoi fornitori e partner, per validare tecnologie in tre innovation areas: gestione del rumore e benessere del dipendente; energia pulita e riduzione dell’impatto ambientale; economia circolare e recupero degli scarti industriali.
Il programma di upskilling
In collaborazione con Confindustria Emilia Area Centro, il Philip Morris Institute for Manufacturing Competences offre giornate di formazione dedicate agli operatori della filiera di Philip Morris in Italia e alle aziende del territorio, con un focus specifico per le piccole e medie imprese. L’obiettivo del corso, sviluppato in partnership con il Competence Center Bi-Rex, è quello di diffondere conoscenze in ambito di digital transformation, data driven decision making, statistica e Internet of things e l’applicazione di queste competenze nel contesto aziendale.
La formazione su Industria 4.0
In partnership con Cim 4.0, il centro di Philip Morris finanzia borse di studio, distribuite equamente tra neolaureate e neolaureati, per frequentare l’Academy su Industria 4.0 organizzata da Cim 4.0 in collaborazione con la Scuola di Master e Formazione Permanente del Politecnico di Torino. L’Academy prevede un percorso didattico di eccellenza dedicato ai professionisti nell’area di Industria 4.0 con approfondimenti teorici e pratici, anche sfruttando la linea pilota del CIM 4.0. I nostri manager interverranno nel corso del ciclo di lezione mettendo a disposizione la loro esperienza e riportando testimonianze aziendali. A conclusione del percorso formativo (dicembre 2022/gennaio 2023), i partecipanti riceveranno un Diploma di Industry 4.0 Innovation Leader e un certificato della Scuola Master del Politecnico di Torino.
Finanziamento alla ricerca
Un’altra area di attività promossa è quella della ricerca applicata, con il sostegno e il finanziamento all’attività di ricercatori e dottorandi con un focus sulle aree tematiche legate ad Industria 4.0. Gli assegni di ricerca verranno erogati per attività di ricerca legate alle seguenti aree tematiche: Sicurezza e Digital Competences, Sostenibilità (carbon neutrality, efficienza energetica nei processi, Alliance for Water Stewardship) e Supply Chain. I primi atenei con cui verranno stabilite delle collaborazioni saranno l’Università di Bologna e il Politecnico di Bari e a coordinare la collaborazione sarà Bi-Rex, consorzio emiliano-romagnolo e centro di eccellenza su Industria 4.0 di cui Philip Morris è tra i soci fondatori.
I percorsi di formazione dedicati ai docenti degli Istituti Its delle regioni Emilia-Romagna e Puglia
Nell’ottica di un continuo aggiornamento delle competenze, i corsi si rivolgeranno ai docenti delle secondarie superiori di Emilia-Romagna e Puglia a indirizzo tecnologico/industriale (prevalentemente delle aree di indirizzo o aree comuni Stem) e si articoleranno in un ciclo di seminari sulle nuove tecnologie all’interno delle imprese (Smart Manufacturing, Simulation & Modelling, Controllers & Sensors, Lean Organization & Industry 4.0). In Emilia-Romagna, i corsi verranno sviluppati con la Fondazione Its Maker mentre in Puglia con l’Its A. Cuccovillo di Bari.
Co-Start Villa Garagnani: innovation hub per l’inclusione e la parità di genere
L’iniziativa, sostenuta da Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna nell’ambito del Philip Morris Imc, offrirà supporto gratuito a startup selezionate tramite avviso pubblico per lo sviluppo di idee imprenditoriali attraverso l’opera di facilitatori, tutor, coach e temporary manager. Il confronto con imprenditori e altri incubatori sarà facilitato dall’adesione alla rete IN-ER Incubator Network of Emilia-Romagna e dall’attivazione di una Cabina di Regia, composta da esperti, ex-startupper e imprenditori.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link