In questa intervista, Nicola Raugia, specialista di Finance e consulenza M&A, condivide la sua visione su come le startup possono attrarre investitori, l’importanza dell’esperienza nel percorso di crescita aziendale e il ruolo cruciale di incubatori e professionisti nella fase early stage. Un’analisi approfondita delle dinamiche che guidano il successo delle imprese emergenti.
Alessandra D’Amato: Nicola, è un vero piacere averti con noi, siamo lieti che tu possa condividere la tua esperienza e consigliare i nostri lettori. Iniziamo: Quanto è fondamentale presentarsi al mercato in modo preparato per attrarre gli investitori?
Nicola Raugia: Grazie a voi! Ho dedicato gli ultimi 25 anni ad accompagnare la crescita di diverse start up e, dagli errori che ho commesso e ho visto commettere, ho capito che non basta avere una buona idea, essere preparati e strutturati per lanciarla può decretarne il successo o meno.
Oggi aiuto imprenditori a non commetterne.
Dallo studio di consulenza fiscale e tributario di famiglia, dopo una laurea in Economia, ho passato gran parte della mia vita a sviluppare idee progettuali ed imprenditoriali.
Erano i lontani anni Novanta quando discussi la mia tesi di Laurea dal titolo “IL BUSINESS PLAN NEL RAPPORTO TRA BANCA E PMI ITALIANA”, si iniziava in quel periodo a parlare di Business Plan in ambito di Finanza Agevolata e la banca iniziava a vedere questo documento come strumento di dialogo con l’imprenditore.
Oggi, dopo 25 anni, il Business Plan è lo strumento fondamentale per proporre qualsiasi progetto d’impresa, che si tratti di una startup o di un’azienda consolidata e la sua importanza risiede nella capacità di fornire una guida strategica, di valutare la fattibilità di un progetto e di attrarre investitori o finanziatori.
Affiancando imprenditori nel loro percorso di crescita anche sotto il profilo finanziario, ho compreso dall’esperienza sul campo che esiste una fase precisa tra la generazione di un’idea e la creazione di un’azienda vera e propria, questa fase viene definita di “EARLY STAGE” ed ha come obiettivo quello di acquisire una base di clienti significativa, dimostrare la capacità di generare redditività e iniziare a scalare il modello di business.
Alessandra D’Amato: Nel supportare gli imprenditori nel loro percorso di crescita aziendale, quanto è determinante l’esperienza?
Nicola Raugia: Sono da sempre stato un fautore “del fare” più che del “saper fare”, un errore che ho pagato sulla mia pelle di imprenditore che oggi è parte del mio bagaglio esperienziale e rappresenta un valore aggiunto alla consulenza aziendale che propongo alle aziende che seguo.
Quando affianco imprenditori nel loro progetto cerco di avere costantemente due prospettive, una dall’esterno, da consulente, analitica, finanziaria, e una dall’interno, immedesimandosi con l’imprenditore, più affine alla dimensione umana ed empatica della relazione.
Analizzare le strategie, il mercato, studiare un modello scalabile avendo anche presente il punto di vista dell’imprenditore mi consente di entrare in empatia con questo, comprendendo fattori umani che spesso si sottraggono alle analisi economico finanziarie soprattutto se il fine è attrarre investitori che potrebbero un giorno entrare nel merito della gestione aziendale proponendo il loro punto di vista.
Aver vissuto esperienze tanto diverse anche all’estero mi consente oggi di supportare il cliente nelle sue scelte più strategiche, ritengo quindi sia fondamentale per un imprenditore che voglia affacciarsi al mondo degli investitori fare una attenta selezione del professionista o della struttura, per evitare di incorrere nel “bravo commercialista” che fa, di fatto, un mestiere diverso.
Alessandra D’Amato: Quando un’azienda entra nella fase early stage e si prepara ad accogliere e attrarre investitori, quale ruolo gioca il “fattore i” in questo processo?
Nicola Raugia: Parlare di strategia, numeri, finanza, previsioni non prevede prendere in considerazione la variabile che definisco “FATTORE I”, dove per “I” intendo l’imprenditore.
Siamo in una fase ancora non completamente strutturata dell’azienda, l’imprenditore o i founders, hanno superato le prime due fasi di Pre-see, Seed e si stanno presentando al mercato per testare l’azienda, hanno selezionato un team e pianificato un’organigramma aziendale, non ci sono ancora investitori ma la finanza che in questa fase potrebbe servire, se non proveniente lato bancario, va ricercata nel mare magnum degli investitori, business Angel o Venture Capital.
Che impatto ha dal punto di vista psicologico l’ingresso in questa fase sulla persona dell’imprenditore?
Entrare in Early Stage per chi fino a quel momento è stato l’unico protagonista plasmante dell’azienda non è facile, da questo momento altri soggetti iniziano a valutare l’intero percorso aziendale svolto, i punti di vista alla base della costruzione di percorsi, processi e strategie può essere messo in discussione e il fattore “I”, la sua tenuta psicologica, il suo atteggiamento e i comportamenti scaturenti possono creare valore o essere percepiti come un disvalore.
Nella mia esperienza da consulente avere tra le priorità il monitoraggio del fattore “imprenditore”, cercando di comprendere il suo punto di vista emozionale, è un elemento che può aiutare a vivere questo momento di DISCONTINUITA’ con maggiore consapevolezza e serenità, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi.
Alessandra D’Amato: Dal tuo punto di vista, è giusto delegare a un professionista o a una struttura specializzata la redazione dei piani di sviluppo strategici?
Nicola Raugia: A mio parere assolutamente un errore, purtroppo negli anni noto che questa prassi è una costante che ritrovo spesso.
Costruire un Business Plan, un piano strategico di vendita (SALES PLAN) e prepararsi al mercato, significa avere ben chiari tutti gli elementi strategici, numerici e, sotto il profilo organizzativo, si tratta di elementi che non possono essere delegati ad una struttura professionale, ma devono appartenere ed essere pianificati dal board dell’azienda.
Il professionista deve affiancare il board aziendale nella redazione della strategia, del Business Plan e del Sales Plan, guidandoli e compensando eventuali competenze che potrebbero mancare in azienda, è tuttavia un errore – spesso fatale -pensare che questi documenti siano meri strumenti finalizzati alla richiesta di finanza.
SI tratta infatti di documenti che definirei “vivi” in quanto soggetti a costante monitoraggio e aggiornamento in relazioni alle naturali evoluzioni dell’implementazione operativa del piano di sviluppo.
Se l’imprenditore non è colui che ha co-redatto le strategie, descrittive e numeriche, sarà difficile che le variazioni riscontrate possano essere aggiornate all’interno di questi documenti, il Timing in questi casi è fondamentale e alla base anche dei principi ispiratori di una corretta analisi SWOT.
In merito alla modalità di ingaggio dello studio di consulenza o del singolo professionista incaricato devo riscontrare che spesso mi trovo in situazioni in cui l’imprenditore pensa di chiudere il rapporto con il professionista alla consegna della documentazione, sottovalutando il tema della capacità di gestione dell’impianto documentale prodotto.
Tuttavia, se il lavoro di redazione è stato svolto in modo combinato e quindi tutti i documenti fossero gestibili dall’imprenditore, il ruolo del professionista può anche terminare con la consegna.
La valutazione del lavoro che un professionista svolge è misurabile da quanto l’imprenditore, al termine del periodo consulenziale, ha padronanza e capacità di autogestione dell’intera documentazione redatta.
Alessandra D’Amato: Che ruolo dovrebbe ricoprire un incubatore in questa fase di crescita dell’impresa?
Nicola Raugia: L’incubatore fornisce un ambiente protetto e stimolante, in cui l’azienda può concentrarsi sullo sviluppo del proprio business, minimizzando i rischi e massimizzando le opportunità di successo.
L’incubatore o acceleratore è fondamentale nella fase di Early Stage, ereditando il percorso svolto sino a questa fase dal board dell’azienda e dal Team di professionisti, l’Acceleratore filtra le strategie e tutte le azioni sino a quel momento messe in atto, suggerendo eventuali correzioni e aiutando l’imprenditore a “scaricare a terra”, dal punto di vista operativo quanto sino a quel momento è stato pianificato e in parte simulato.
L’esperienza in questi anni mi ha insegnato che una volta che ci si sente pronti a passare dalla teoria all’azione, avere un interlocutore esperto che possa analizzare e criticare l’intero progetto d’impresa, suggerendo soluzioni e proponendo strade alternative anche distanti da quanto previsto, consente di aumentare la possibilità di successo del progetto d’impresa e ritengo che sia fondamentale per una crescita sostenibile nel tempo.
Alessandra D’Amato: Nicola, grazie ancora per aver condiviso la tua esperienza e visione sul mondo delle startup, fornendo preziosi spunti su come affrontare le sfide e cogliere le opportunità in un panorama in continua evoluzione.
Un grazie anche a tutti coloro che contribuiscono alla crescita e al successo delle imprese emergenti, con passione, dedizione e innovazione. La collaborazione tra professionisti e imprenditori è fondamentale per costruire un futuro solido e prospero nel mondo delle startup. Ad Maiora!
Nicola Raugia: Grazie a voi!
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