Nel mercato del lavoro non è più tempo di rincorrere il cambiamento, va anticipato. E chi può farlo meglio, oggi, se non chi ha la responsabilità di selezionare, accogliere e far crescere le persone in azienda? È in questo scenario che nasce la partnership tra Delta Index e Zucchetti, annunciata nei giorni scorsi durante l’evento Human Revolution Day nella prestigiosa location dell’Hotel Principe di Savoia a Milano. La collaborazione con il gruppo leader delle soluzioni software per le aziende e nell’HR Tech, con sede a Lodi, è stata presentata – dopo l’apertura dell’evento da parte della presidente Cristina Zucchetti e del direttore commerciale Paolo Susani – da Luca Stella, innovation manager business unit HR e presidente advisory board Osservatorio Zucchetti HR. «L’obiettivo – ha evidenziato Luca Stella – è costruire un ponte tra il mondo HR e le nuove generazioni, in particolare la Generazione Z, per aiutare le imprese ad affrontare, con dati e consapevolezza, la sfida più urgente di tutte: rendere il lavoro attrattivo per i giovani». Non si tratta solo di un accordo. Si tratta di una scelta culturale. Perché ogni decisione su welfare, formazione, comunicazione, recruiting o intelligenza artificiale, oggi, ha una ricaduta diretta su come i giovani percepiscono l’azienda, se decidono di candidarsi, se restano, se crescono, se portano innovazione.
Gen Z: cosa cerca e cosa trova
Il quadro che emerge dall’Osservatorio Zucchetti HR 2025 parla chiaro: le aziende stanno cambiando, ma la distanza con le nuove generazioni resta. Solo il 27% delle imprese, ad esempio, espone la Ral negli annunci. Un dato in controtendenza rispetto a una generazione che chiede trasparenza come prerequisito per fidarsi. Nel processo di recruiting, il 71% delle aziende ha avviato collaborazioni con scuole e università, ma restano ampi margini di miglioramento nell’onboarding, che è il vero momento in cui un giovane decide se l’azienda è all’altezza delle sue aspettative. Solo il 56% delle grandi imprese utilizza software evoluti per selezione e gestione Cv, e tra le Pmi la percentuale crolla sotto il 30%. Serve un cambio di passo. La tecnologia aiuta ma non basta. È necessario un cambio di linguaggio, di mentalità, di cultura aziendale.
Una formazione coinvolgente
La formazione continua è uno dei temi più caldi, soprattutto per una generazione abituata a imparare ovunque e in qualsiasi momento. Il 55% delle imprese ha già adottato strumenti come e-learning e app formative, mentre il 28% introduce elementi di gamification per rendere l’esperienza più coinvolgente. Un segnale importante, soprattutto se si vuole dialogare con una Gen Z cresciuta tra video, interazioni rapide e personalizzazione dei contenuti. Non solo formazione: anche il welfare si sta trasformando in chiave generazionale. Crescono i fringe benefit e gli incentivi, ma le azioni davvero strategiche sono quelle che toccano il benessere psicofisico, come gli sportelli di ascolto, gli spazi di socializzazione e la ristorazione di qualità. Tutti aspetti che una giovane risorsa osserva con attenzione quando sceglie se restare o cercare altrove.
Human + IA: tecnologia con senso
L’intelligenza artificiale sta entrando in punta di piedi anche nei reparti HR. Ma con un messaggio chiaro: non sostituire l’umano, potenziarlo. Applicare l’IA ai processi di recruiting, onboarding, formazione e people analytics significa liberare tempo, migliorare le decisioni e valorizzare le persone. Nel 2025, il 15% delle aziende italiane utilizza già l’intelligenza artificiale nei processi HR, mentre un ulteriore 11% ha dichiarato che la introdurrà a breve. L’applicazione più diffusa è quella che riguarda l’analisi dei dati HR: il 78% delle aziende ne riconosce l’utilità, una percentuale che arriva all’86% tra le grandi imprese. Segue l’utilizzo dell’IA per la stesura di annunci di lavoro e l’analisi dei Cv (63%) e per la costruzione di piani formativi personalizzati (57%). Ma è proprio qui che il discorso si connette alla Generazione Z: una generazione abituata a vivere in simbiosi con gli algoritmi – quelli che consigliano una serie su Netflix, un prodotto su TikTok o un percorso su Duolingo – si aspetta che anche l’ambiente di lavoro sia in grado di offrire esperienze intelligenti, fluide, personalizzate. E non come lusso, ma come standard. Per la Generazione Z – che valuta un datore di lavoro anche per la sua apertura al digitale e alla sperimentazione – integrare l’IA non è una scelta tecnica, ma culturale. È la dimostrazione concreta che un’azienda non ha paura dei giovani, cioè del futuro.
Comunicazione e coinvolgimento
Un dato interessante dell’Osservatorio è la crescita della comunicazione interna come priorità di investimento. Si colloca al secondo posto (20%) dopo l’automazione dei processi (30%), a testimonianza del fatto che le imprese hanno capito quanto sia importante parlare bene, ascoltare e costruire fiducia. È un dato che trova un’eco fortissima nella Generazione Z. Nelle aziende dove mancano feedback strutturati, ascolto reale e trasparenza sulle scelte, i giovani si sentono invisibili, si disconnettono, si disinnamorano. Non a caso, l’assenza di comunicazione è uno dei motivi più frequenti per cui un giovane decide di cambiare lavoro. Opportunità per piccole imprese Tra i dati che più sorprendono c’è quello sulle piccole imprese, che nel 32% dei casi indicano l’automazione HR come priorità, quasi allo stesso livello delle grandi aziende. È un segnale importante: la tecnologia può democratizzare l’innovazione, avvicinare le Pmi ai desideri delle nuove generazioni e rendere più accessibili esperienze di qualità. In un contesto segnato da un inverno demografico imminente, le aziende più dinamiche saranno quelle capaci di attrarre e trattenere i pochi giovani disponibili. E ciò non avverrà per caso: sarà il frutto di un lavoro preciso su strumenti digitali, politiche di benessere e linguaggio generazionale.
Il futuro del lavoro si gioca qui
L’HR non è più un ufficio che gestisce presenze e ferie. È diventato il centro di gravità del cambiamento aziendale. E, come mostra la collaborazione tra Zucchetti e Delta Index, è anche il punto d’incontro dove tecnologia, umanità e generazioni si abbracciano per disegnare il futuro. Un futuro dove i giovani non sono da convincere, ma da coinvolgere. Dove i valori non sono optional, ma il vero contratto psicologico tra azienda e collaboratore. E dove l’innovazione, quella vera, comincia dal modo in cui si tratta una persona al primo colloquio, al primo giorno, alla prima difficoltà.
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