Gli Stati Uniti stanno negoziando accordo sui minerali con il Congo


Gli Stati Uniti sono vicini a siglare un’intesa con la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) per garantire alle aziende americane un maggiore controllo sulle risorse minerarie critiche del Paese centrafricano. A scriverlo è il Financial Times, sottolineando che in cambio l’amministrazione del Presidente Donald Trump si impegnerà a sostenere politicamente ed economicamente il governo del presidente Félix Tshisekedi. Il Congo possiede riserve ingenti di minerali strategici, tra cui litio e cobalto per le batterie, oltre a rame, tantalio, stagno e oro.

Boulos chiarisce alcuni aspetti dell’intesa con il Congo

A rivelare i contorni dell’accordo è stato Massad Boulos, il nuovo consigliere trumpiano per l’Africa, che ha parlato di un “percorso comune” concordato con le autorità congolesi, volto a favorire gli investimenti del settore privato statunitense, principalmente nel comparto minerario.

Secondo quanto riportato dalla testata, è previsto il coinvolgimento della Us International Development Finance Corporation, che dovrebbe garantire parte degli investimenti americani. Tra le aziende interessate figura la start-up KoBold Metals, sostenuta da Bill Gates, che ambisce a mettere le mani sul conteso giacimento di litio di Manono.

Interessi non solo commerciali

Nella lista dei potenziali investitori anche anche Orion Resource Partners, l’imprenditore minerario Robert Friedland, la multinazionale Rio Tinto e la saudita United Mining. Nel mirino i giacimenti di rame e cobalto della società Chemaf. Accordi commerciali, ma anche equilibri politici. Si punta infatti a sbarrare la strada alla cinese Norinco, limitando l’influenza di Pechino.

Kinshasa aveva avviato i contatti con Washington già a febbraio, offrendo accesso a concessioni minerarie in cambio di supporto alla stabilizzazione del Paese. Su questo aspetto permangono tuttavia dei dubbi, legati alle modalità dell’intervento statunitense.

La Rdc ha chiesto aiuto agli Stati Uniti

La situazione interna della Rdc è complessa, se si considera che oltre al lungo conflitto con i ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda, vi sono numerosissimi altri focolai nell’Est, con oltre 140 gruppi armati attivi.

Le autorità congolesi sperano che l’accordo con gli Stati Uniti possa rafforzare la posizione di Tshisekedi e contrastare l’avanzata dei ribelli, che ha già portato nelle settimane scorse alla conquista di territori ricchi di risorse. Sotto i loro colpi sono cadute le città di Goma a gennaio e successivamente Bukavu, capitali delle province del Nord e Sud Kivu.

Szlavik parla delle mosse statunitensi

Secondo il lobbista americano Joseph Szlavik, consigliere del governo congolese, già in passato gli Usa si erano mossi per arrivare al ritiro degli insorti da un’area vicina alla miniera di stagno di Alphamin, controllata dal fondo americano Denham Capital. In cambio Kinshasa ha interrotto gli attacchi con droni nella zona. Szlavik ha sottolineato che la squadra di Trump è a conoscenza del ruolo del Ruanda nel sostegno ai ribelli, nonostante le smentite ufficiali di Kigali.

All’esame vi è anche la possibilità di creare in territorio congolese una zona industriale che esporti metalli lavorati attraverso gli Stati confinanti. L’obiettivo è sostituire il traffico illegale di minerali con un sistema di commercio regolamentato.

Boulos centrale in questo dossier per gli Stati Uniti

Boulos può avere un ruolo chiave in questo processo. Il consigliere è infatti suocero di Tiffany Trump. Previsti per i prossimi giorni degli incontri con i presidenti di Uganda e Ruanda, Museveni e Kagame, considerati interlocutori fondamentali per la stabilità della regione. Per l’inviato, “non può esserci prosperità economica senza sicurezza”. Gli Stati Uniti, ha garantito, sono pronti a “contribuire alla fine del conflitto”.



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