Il presidente Orsini ha annunciayo un progetto, che verrà ufficializzato durante l’assemblea del 27 maggio con il lancio di una piattaforma dedicata alla promozione dell’export italiano, che oggi tocca i 626 miliardi di euro. L’obiettivo è ambizioso: arrivare a quota 700 miliardi entro la fine della legislatura, in linea con le direttrici tracciate dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Lo spettro dei dazi americani si allontana, ma resta la necessità di una risposta strutturata. Confindustria alza il tono e chiede un piano straordinario di incentivi per proteggere e rilanciare la competitività del made in Italy, in un contesto geopolitico sempre più complesso e instabile. La tregua temporanea concessa dagli Stati Uniti — una moratoria di tre mesi sulle nuove barriere tariffarie al 10% — ha momentaneamente allentato la tensione. E il clima tra imprenditori e istituzioni, riuniti alla giornata di lavori promossa da Roberto Santori, fondatore di Made in Italy Community , si è fatto meno cupo.
A guidare la riflessione è stato Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, che ha delineato la traiettoria per le prossime settimane: “Serve un grande piano di incentivi per accompagnare le imprese italiane all’estero, molte delle quali di dimensioni medio-piccole. Ne abbiamo discusso anche con la presidente del Consiglio». Il progetto, ha annunciato, verrà ufficializzato durante l’assemblea del 27 maggio con il lancio di una piattaforma dedicata alla promozione dell’export italiano, che oggi tocca i 626 miliardi di euro. L’obiettivo è ambizioso: arrivare a quota 700 miliardi entro la fine della legislatura, in linea con le direttrici tracciate dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Orsini, pur mantenendo un tono prudente, invoca un percorso diplomatico ordinato nella trattativa con gli Stati Uniti, mentre chiede all’Unione Europea una presa di posizione unitaria e incisiva. Al dibattito è intervenuto anche il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, che ha ribadito il sostegno del governo ai settori più esposti: «Il made in Italy è una comunità fondata su saperi condivisi, e lo stesso vale per la pubblica amministrazione. Semplificare i processi è essenziale per costruire una burocrazia alleata delle imprese».
Sul fronte imprenditoriale, non sono mancati richiami alla necessità di maggiore coerenza tra politica industriale e regolatoria. Alessandro Angelon, amministratore delegato di Sammontana, ha raccontato le difficoltà nel processo di autorizzazione alla fusione con Forno d’Asolo: «Da un lato ci si chiede di costruire campioni nazionali per competere all’estero, dall’altro si teme il rischio di concentrazioni».
A completare il quadro, le voci di chi punta sul capitale umano e sulla resilienza del sistema imprenditoriale italiano. Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager, ha insistito sull’importanza della formazione, mentre Paolo Barletta, CEO di Arsenale, ha rivendicato la storica capacità degli imprenditori italiani di operare con successo in contesti difficili: «Abbiamo sempre convissuto con un “dazio Paese”. Siamo abituati a muoverci in scenari complessi, e spesso riusciamo dove altri falliscono».
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link