Da Bologna all’Appennino, la storia dell’artigiana: «Torno a vivere in montagna e apro una bottega di moda contro lo spreco della pelle»


di
Marco Madonia

L’artigiana Selene Amesquita e le creazioni con le pelli scartate dalle lavorazioni industriali: «Importante portare avanti un modello di moda circolare. La pelle è come l’oro, non va sprecata»

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A 36 anni ha deciso di tornare a vivere in Appennino . E lì ha anche deciso di aprire una nuova attività. Una bottega artigiana che inaugurerà il mese prossimo a Silla di Gaggio Montano, territorio di diverse crisi aziendali. «Conto di assumere 4/5 persone perché da sola non ce la faccio», scherza Raymi Selene Amesquita. La sua attività nascerà anche grazie all’aiuto di Bis-Bologna Innovation Square, progetto di Città metropolitana e Comune di Bologna che sviluppa, tra le altre, azioni per la valorizzazione dell’Appennino attraverso servizi a sostegno del lavoro, del vivere, del fare ricerca e impresa sul territorio,

Come mai ha deciso di tornare?
«Ho 36 anni, sono nata e cresciuta a Bologna, ho vissuto per 20 anni a San Benedetto, non lontano da qui. Poi ho studiato fotografia a Firenze e lì mi sono appassionata di artigianato».




















































E cosa ha fatto?
«Mi sono trasferita in Umbria dove ho iniziato un percorso di formazione nella pelletteria. Li mi sono accorta che, nel settore industriale, c’è un enorme spreco. Da qui è nata l’idea di creare una mia attività».

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Cioè?
«Creare un atelier laboratorio che faccia recupero del pellame per creare capi di abbigliamento e accessori di pelletteria».

Ma c’è abbastanza materia prima?
«Nel settore industriale ci sono quintali di pelli che vengono scartati nel corso delle lavorazioni e che poi hanno costi enormi per lo smaltimento».

Come mai?
«Perché spesso si lavora sulla parte centrale e quindi tutto il resto viene scartato. In alcuni casi ci sono proprio pezzi interi che non vengono usati. Tutto questo mi ha fatta pensare che ci dovesse essere un modo per recuperare tutto quello spreco. Tenga conto che in Umbria andavo nelle aziende e mi regalavano i materiali tanto per loro è solo un costo di smaltimento».

E poi ha deciso di tornare in Appennino.
«Qui non ci sono tante aziende del settore. Ma a Firenze, Scandicci, ci sono due realtà, Zero Lab e Zero Waste, il primo hub per il recupero degli scarti della pelle. Loro fanno il recupero e poi forniscono la materia prima. Io faccio tutto il resto».

Quando aprirà la sua bottega?
«L’attività è in piedi da due anni, sono partita da una cantina poi ho aperto la partita Iva. La bottega aprirà a Silla di Gaggio il mese prossimo».

Come è stata aiutata dal progetto della Città metropolitana?
«Ho partecipato a un corso di auto-imprenditoria e gestione di attività. Io ho sempre lavorato da dipendente, quindi non avevo alcuna esperienza su come portare avanti un’azienda».

E poi?
«Con tanta fatica e soddisfazione ho vinto anche un contributo a fondo perduto».

Ma lavora da sola?
«Al momento sì, c’è un modellista di Milano per essere pronti a settembre. Ma poi conto di avere 4/5 persone perché da soli è impossibile».

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Cosa l’ha spinta?
«Credo sia molto importante portare avanti un modello di moda circolare, non solo di vintage. Io credo molto nella transizione ecologia. La pelle è una grande risorsa, un vero e proprio oro. Vederla lasciata a marcire è un grande peccato»

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13 aprile 2025 ( modifica il 13 aprile 2025 | 13:29)

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