Al via l’albo delle imprese culturali e creative: il decreto


  • Viene istituito l’albo delle imprese culturali e creative: perimetrare il settore significa identificare, tutelare e prevedere anche nuove possibilità di finanziamento mirate.
  • In Italia nelle filiere culturali e creative lavorano oltre 1,5 milioni di persone, che nel 2023 hanno prodotto un valore di 104,3 miliardi di euro, con l’aggiunta di 192,6 miliardi di euro conseguiti per turismo e trasporti.
  • Questo è un settore strategico per natura e potenzialità, che genera complessivamente un valore aggiunto di circa 296,9 miliardi di euro (15,8% dell’economia nazionale) ma troppo spesso dai contorni indefiniti e precari.

In occasione della Giornata nazionale del Made in Italy si celebrano e si promuovono la creatività e le eccellenze italiane. In questa edizione 2025, la giornata dedicata al valore del “saper fare” dei nostri artigiani assume una rilevanza speciale per le imprese culturali e creative, vista la recente approvazione del decreto che istituisce l’albo delle ICC di interesse nazionale.

Il riferimento è al Decreto ministeriale n. 460 del 18/12/2024 che attua l’art. 26 della legge per il Made in Italy1 e l’albo è pubblicato sul sito istituzionale della DGCC (direzione generale creatività contemporanea del ministero della Cultura). Quali sono le imprese culturali e creative italiane, i requisiti per l’iscrizione e le modalità da seguire per inoltrare l’istanza.

Albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale

Stando alle recenti definizioni normative, ora si intendono imprese culturali e creative quelle che rappresentano un’eccellenza per il territorio italiano, grazie alla loro storia e al loro prestigio nonché all’importanza strategica nel settore produttivo e culturale nazionale.

Per meglio individuare le ICC, ecco i principali esempi di imprese culturali e creative, in cui rientrano sia le no profit che le for profit:

  • architettura;
  • arti visive;
  • artigianato artistico;
  • audiovisivo;
  • design;
  • editoria e libri;
  • fotografia;
  • letteratura;
  • moda;
  • musica;
  • patrimonio culturale;
  • radio;
  • spettacolo dal vivo;
  • videogiochi e software.

Possono richiedere l’iscrizione all’albo coloro che, al momento della domanda, risultano in possesso dei seguenti requisiti:

  • riconoscimento della qualifica di impresa culturale e creativa ai sensi dell’articolo 25 della legge n. 206 del 2023 e del decreto 25 ottobre 2024 rep. 402; 
  • svolgimento, almeno negli ultimi 5 anni, di attività rilevanti per l’identità nazionale e la crescita civile, culturale ed economica dell’Italia, non solo a livello nazionale ma anche internazionale;
  • attività svolte da almeno 5 anni in grado di favorire la connessione dell’impresa connettere con il territorio a cui appartiene e di valorizzarlo;
  • possesso di un archivio di impresa, che deve comprendere l’intera documentazione strumentale o funzionale all’attività svolta dall’impresa stessa.

Per presentare la propria domanda di iscrizione, che può avvenire in esclusiva in via telematica, è necessario registrarsi e accedere all’area riservata del portale bandi della DGCC.

Quest’ultima provvederà, nell’arco di 90 giorni, a esaminare la domanda, procedendo alla valutazione dei requisiti previsti. L’albo online è liberamente consultabile.

A tale proposito, è bene sottolineare che seguirà un decreto ministeriale che prevede il sostegno delle ICC grazie all’erogazione di 3 milioni di euro all’anno, dal 2024 al 2033. Ogni tre anni un apposito piano strategico a livello nazionale provvederà a promuovere e sviluppare le ICC, non solo a livello organizzativo e in collaborazione con le amministrazioni competenti ma anche sul piano formativo, con percorsi in ambito finanziario e gestionale.

Imprese culturali e creative, i decreti attuativi

Il quadro normativo delle ICC è complesso e grazie a questo passo avanti, ora è possibile quanto meno conferire una maggiore organizzazione a questa tipologia di imprese, per quanto potrebbero ancora rendersi necessarie ulteriori azioni per la loro tutela. 

La pubblicazione dei due decreti attuativi per le imprese culturali e creative, relativi all’art. 25 comma 6 e all’art 26 della legge 27 dicembre 2023, n. 206, meglio nota come Legge per il Made in Italy, è rilevante per stabilire quali sono le modalità per ottenere la qualifica e per disciplinare le modalità per l’iscrizione all’albo (ed eventuali revoche).

Grazie alla denominazione “di interesse nazionale”, l’impresa in questione con un archivio d’impresa riconosciuto di interesse storico rilevante, può beneficiare della registrazione nel sistema archivistico nazionale del Mic, con conseguente sua salvaguardia.

Va da sé che procedere a una mappatura del territorio in questo senso, permette anche di individuare senza errori il settore di riferimento a cui indirizzare politiche industriali e finanziarie mirate.

Qual è la definizione di impresa creativa

Dapprima definita industria culturale (con accezione marcatamente negativa in riferimento alla mercificazione della cultura) da parte dei filosofi del post seconda guerra mondiale, oggi la definizione di imprese culturali e creative appare sicuramente più positiva.

Queste imprese infatti pur producendo beni e servizi culturali destinati allo scambio sul mercato, li diffondono e li conservano unitamente a un processo creativo che va tutelato, che ha origine nel talento, nella creatività e nella maestria degli artigiani e dello sfruttamento delle loro proprietà intellettuali.

Ma non solo. In primis dall’Unesco e poi da parte del Regno Unito, all’impresa creativa si riconosce di essere un vero e proprio motore di crescita economica per il Paese, in termini di ricchezza e di valore aggiunto.

Risale agli anni ‘90 questa impostazione che esalta il potenziale economico delle ICC e, successivamente,  nel 2010 il Libro Verde del 27 aprile 2010 titolava “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare2” .

Da quel momento in poi, e fino a giungere alla recente istituzione dell’albo delle imprese culturali e creative, tutte le ricerche realizzate hanno sempre avuto come obiettivo in comune la ricerca di una definizione identitaria e la regolamentazione di un settore vasto, disomogeneo e spesso caratterizzato da frequenti eccezioni.

Come ricorda Io sono Cultura 20243, in Italia nelle filiere culturali e creative lavorano oltre 1,5 milioni di persone, che nel 2023 hanno prodotto un valore di 104,3 miliardi di euro, a cui si aggiungono 192,6 miliardi di euro nell’indotto turistico e dei trasporti.



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