Fintech, salta il deal Workinvoice-Generalfinance. Non si procederà al closing dell’operazione annunciata nel giugno 2024


Salta il matrimonio tra Workinvoice srl, la prima piattaforma di invoice financing a diventare operativa in Italia a inizio 2015, e Generalfinance spa, la società specializzata in factoring alle imprese in special situation, fondata da Massimo Gianolli e quotata a Piazza Affari sull’Euronext STAR Milan, che lo scorso giugno aveva siglato un accordo per acquisire il 96% del capitale della ex startup fintech (si veda altro articolo di BeBeez.

L’annuncio del mancato closing dell’operazione è stato dato in sordina con un comunicato stampa pubblicato nei giorni scorsi sul sito di Generalfinance, ma volutamente non diffuso alle varie testate giornalistiche (si veda qui il comunicato stampa)., nel quale si legge che non si procederà al closing perché “entro il termine ultimo indicato nel relativo contratto di compravendita, infatti, non si sono realizzate tutte le condizioni cui era subordinata l’esecuzione dell’operazione”.

Generalfinance poi rassicura che “nonostante il mancato completamento dell’operazione, sono pienamente confermati i target del Piano Industriale al 2027, tenuto conto dell’impatto non materiale che sarebbe stato apportato dal business di invoice discounting nel breve termine. La società rimane pertanto totalmente concentrata nel perseguimento degli obiettivi annunciati, in un contesto di mercato che permane fortemente favorevole all’attività di Generalfinance, finanziamento delle aziende in special situation, sia in Italia, sia nei paesi esteri individuati per il proprio sviluppo internazionale”. Attività supportata da un funding importante: nei giorni scorsi il gruppo ha collocato un bond da 50 milioni di euro e a fine dicembre aveva rinnovato per altri tre anni, sino al 2027, il programma di cartolarizzazione da 737,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).

La precisazione di generalfinance era d’obbligo perché l’acquisizione di Workinvoice e lo sviluppo del digital lending era stato presentato come uno dei 5 pilastri di sviluppo sul quale verteva il Piano industriale presentato alla fine dello scorso febbraio (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli investitori). Allora si parlava di
puntare allo sviluppo del mercato Small Digital Lending, appunto attraverso l’integrazione di Workinvoice e la conseguente costituzione di una nuova Direzione Fintech & Digital Lending focalizzata sullo sviluppo di prodotti di factoring digitale/invoice discounting specificamente dedicati alla clientela small business.

Sempre nella presentazione del PIano Industriale, si legge che l’obiettivo a fine piano è far crescere il turnover dai 3 miliardi di euro del 2024 a 5,3 miliardi nel 2027, di cui circa 470 milioni di euro generati grazie all’integrazione con Workinvoice.

Workinvoice fa capo per la maggioranza ai fondatori  Matteo Tarroni, Ettore Decio e Fabio Bolognini, e vede tra i soci anche CRIF, il gruppo bolognese che è primo nell’Europa continentale nel settore delle credit information bancarie e uno dei principali operatori a livello globale per i servizi integrati di business & commercial information e di credit & marketing management. CRIF possiede oggi il 10,42%, acquisito nel 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).

La società lo scorso novembre aveva annunciato il raggiungimento di quota un miliardo di euro di masse movimentate, grazie a 10 mila pmi che hanno utilizzato il servizio dalla sua nascita (si veda altro articolo di BeBeez). Workinvoice ha chiuso il 2023 con 1,9 milioni di euro di valore della produzione1,7 milioni di euro di ricavi netti, un ebitda di circa 500 mila euro, un utile netto di poco meno di 180 mila euro e liquidità netta per 445 mila euro (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).



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