Fuga dei giovani dalle aree interne


Le aree interne dell’Irpinia

Istat: in dieci anni le zone marginali hanno subito un calo di popolazione pari al 5%, con picchi oltre il 6% nel Mezzogiorno. Alla Camera dei Deputati presentato un esempio di imprenditoria agricola giovanile del Sud Italia che è “rimasta” per innovare

Le aree interne, simbolo di un’agricoltura spesso eroica che deve fare i conti con importanti carenze infrastrutturali e giovani che non restano, rappresentano storicamente territori in cui il settore primario è presidio, comunità, espressione di tradizioni fortemente locali. L’abbandono di queste aree è un fenomeno ormai purtroppo noto. Secondo gli ultimi dati Istat, queste zone hanno subito negli ultimi dieci anni un calo di popolazione pari al 5%, con picchi oltre il 6% nel Mezzogiorno, a fronte di un declino nel resto d’Italia ben più contenuto.

Eppure le aree interne rappresentano una parte essenziale del nostro Paese: ospitano infatti quasi un quarto della popolazione italiana e comprendono circa 4.000 comuni, poco meno della metà del totale nazionale.

Può quindi l’agricoltura e l’impresa agricola essere un antidoto allo spopolamento delle aree interne del nostro Paese e viatico per la costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico, che può partire dal Sud Italia? Se n’è discusso nel corso della conferenza stampa “Restare per innovare. Il ruolo dell’agricoltura per giovani e territori”, promossa dalla vice presidente Commissione Agricoltura Camera Maria Chiara Gadda, svoltasi presso la sala stampa della Camera dei Deputati.

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Da sx: Maria Chiara Gadda, Anna Madeo

Un futuro per i giovani nelle aree interne è possibile?

«Senza un cambio di rotta sostanziale – ha denunciato Gadda – questi territori rischiano di desertificarsi, con conseguenze disastrose non solo per l’economia, ma anche per il paesaggio, la sicurezza idrogeologica, il patrimonio artistico, sociale e culturale delle nostre comunità.

Ma quello che preoccupa ancora di più è la fuga dei giovani, che non trovano nei territori di origine possibilità di costruire un futuro».

Questa fuga di capitale umano, ha spiegato Gadda, penalizza il Paese in competitività e «aggrava il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Per consentire ai giovani di rimanere – e di ritornare – bisogna accelerare gli investimenti infrastrutturali, sviluppare servizi per le famiglie, ripotenziare la norma sul rientro dei cervelli e agevolare davvero l’iniziativa privata con meno burocrazia.

Fondamentale in questo scenario – ha concluso Gadda – il ruolo dell’agricoltura, che non è solo un settore produttivo, ma un vero e proprio presidio di sostenibilità e sviluppo».

Un esempio di restanza portato avanti da una giovane imprenditrice

Nel corso del dibattito è stato presentato un caso emblematico di sviluppo armonico di impresa-territorio, in questo caso calabrese, portato avanti dalla giovane Anna Madeo di Filiera Madeo, raccontato nel volume “Il coraggio della restanza”.

Come spiegato da Madeo, la seconda generazione della famiglia, «il mio sogno era restare e cambiare le cose». Da un piccolo allevamento suinicolo tra le colline della Sila greca, fondato da Ernesto Madeo nel 1984, oggi Filiera Madeo si è affermata come una delle principali realtà industriali della Calabria da quasi 30 milioni di fatturato, capace di esportare salumi di alta qualità in ben 25 Paesi e di offrire un futuro a 150 persone, tra dipendenti e collaboratori.

La forza della multifunzionalità

«Da imprenditrice, ma soprattutto da donna del Sud Italia – ha sottolineato Madeo, attuale Ceo dell’impresa – sono consapevole di avere una grande responsabilità. Non solo nel dover “far quadrare i conti”, ma anche nel contribuire a far crescere il territorio e offrire prospettive alla comunità e soprattutto ai giovani che vogliono restare. Per questo, ad esempio, nel 2021 abbiamo fondato Academy Madeo, unica realtà di questo genere nel Meridione, che offre ad una selezione di studenti dell’ultimo anno degli Istituti professionali la possibilità di partecipare ad un percorso formativo che termina con un contratto di lavoro presso una delle aziende di Filiera Madeo.

Negli anni abbiamo promosso numerose iniziative di sostegno economico e di sicurezza dei dipendenti, dalla previdenza all’assistenza sanitaria integrativa. E abbiamo inoltre messo in campo progetti di sostegno a soggetti deboli e di incentivo all’occupazione femminile, anche costruendo un piccolo parco giochi in azienda. Promuoviamo infine molte attività ludiche, per favorire la socialità e il benessere».

La strategia nazionale per le Aree Interne (Snai) e il Fondo di sostegno per i comuni marginali

La Strategia nazionale per le aree interne del Paese, come riportato dal sito della Camera dei Deputati, «costituisce una delle linee strategiche di intervento dei Fondi strutturali europei dei cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027, definite nell’ambito dell’accordo di Partenariato, e rappresenta una azione diretta al sostegno della competitività territoriale sostenibile, al fine di contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, definite come quelle aree più lontane dai poli di servizio essenziale primario e avanzato».

Le aree selezionate dalla Snai sono settantadue; ne fanno parte complessivamente 1077 comuni per circa 2.072.718 abitanti.





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