Nell’epoca dell’incertezza le imprese – sia quelle familiari che quelle a conduzione manageriale – possono vincere la sfida se sapranno essere resilienti.
È stata la parola “incertezza” il filo conduttore dell’evento Top 100 – organizzato dal gruppo Nord Est multimedia che pubblica il Messaggero Veneto e altri 6 quotidiani in collaborazione con PwC – svoltosi nell’auditorium del Bluenergy Stadium di Udine, la casa dell’Udinese.
Un pubblico numerosissimo e attento ha seguito le varie fasi dei lavori, compresa l’illustrazione dei numeri delle imprese Top 100, illustrati da Lorenzo di Lenna, ricercatore senior di Fondazione Nord Est, che hanno visto i contributi di figure di primo piano dell’imprenditoria italiana.
È stato il patron dell’Udinese calcio, Gianpaolo Pozzo, a portare i saluti alla platea.
«I grandi imprenditori del Nord Est – ha detto – hanno dato lustro al Paese. E oggi fare impresa a questi livelli altissimi, con tutto quello che accade nel mondo, non è facile, siete ammirevoli»
«Siamo orgogliosi e felici di aver scelto l’evento Top 100 – ha aggiunto il direttore generale della società bianconera Franco Collavino –. Questa è la casa degli sportivi, ma anche degli imprenditori. Ogni anno si svolgono qui 150 convention e durante le partite della serie A ospitiamo rappresentanti di 200 aziende».
Di «salute del territorio friulano» ha parlato il direttore dei quotidiani Nem Luca Ubaldeschi, sia in riferimento ai recenti successi sportivi, il basket promosso in serie A e l’Udinese da oltre 30 anni nel gotha del calcio italiano, sia in relazione alle imprese che operano tra Udine, Pordenone e Gorizia «che hanno un ruolo importante e sono protagoniste di gruppi leader».
Tre personaggi, due capitani d’industria come Antonio Marcegaglia e Paolo Fantoni e un manager di primo piano come Claudio Cisilino di Fincantieri, hanno partecipato alla prima tavola rotonda, moderata da Ubaldeschi.
L’attualità della situazione internazionale ha dato il là al dibattito.
«A noi dell’acciaio i dazi sono stati messi fin dal primo mandato di Trump – ha raccontato il presidente e ceo di Marcegaglia Steel –. Per lui colpire l’acciaio ha un valore simbolico, ma le nostre produzioni sono di altissima qualità e non sostituibili facilmente. I dazi americani non hanno colpito l’export europeo di metalli, l’impatto piuttosto c’è stato sull’aumento dei prezzi. L’incertezza, in ogni caso, disturba più di ogni altra cosa».
«I primi tre giorni del Salone del mobile a Milano – ha osservato Paolo Fantoni – sono stati terribili. Li abbiamo vissuti sulle montagne americane, più che russe, proprio perché erano appena state comunicate le tariffe doganali degli Usa. L’incertezza la fa da padrona nel nostro settore, anche se Trump non ha inserito, almeno per adesso, pannelli e legno nei prodotti soggetti a dazi. Ma chiaramente non siamo tranquilli, per vari motivi: cosa succederà al mobile italiano? E cosa farà la Cina? Dove andrà a riversare il suo export che non verrà più venduto negli Stati Uniti? » .
Cisilino, direttore Operations, corporate strategy & innovation di Fincantieri ha ribadito come «l’incertezza sia la vera cifra distintiva di questi anni, prima il Covid, poi la guerra russo-ucraina, il ritorno dell’inflazione dopo vent’anni di stabilità», ma ha pure invitato il pubblico a non stupirsi troppo delle misure di Trump. «L’America da sempre è protezionista – ha osservato –. Per attraccare da un porto americano all’altro una nave deve essere costruita negli Stati Uniti da manodopera locale, lo prevede una legge di un secolo fa. Credo che oggi le aziende debbano abituarsi a vivere nell’incertezza, diversificando, restando forti, puntando su flessibilità e competitività».
Il manager ha quindi snocciolato i numeri di Fincantieri. «In Friuli Venezia Giulia – ha ricordato – lavorano per noi 20 mila persone e Monfalcone è il nostro cantiere più grande del mondo. Abbiamo un portafoglio ordini per 10 anni e in questo lasso di tempo potremo convertire pezzi di civile in militare. Ma per la difesa la cosa più importante è la tecnologia. Robotica e intelligenza artificiale sono grandi opportunità per rafforzare la nostra leadership».
Anche Marcegaglia ha spiegato che «il nostro gruppo risponde alla volatilità tirando dritto, con valutazioni di medio termine, con una visione strategica di più anni. Abbiamo 36 stabilimenti nel mondo, ma qui in Friuli, a San Giorgio di Nogaro siamo presenti con due sedi che, a seconda dell’anno, fanno dai 650 agli 800 milioni di fatturato e danno lavoro a 250 persone. E sul territorio abbiamo investito 80 milioni di euro su qualità, digitalizzazione e ambiente». Anche Fantoni ha sottolineato che «l’incertezza non ci fa rivedere i programmi o le strategie di lungo periodo. Il distretto del mobile tra Friuli e Veneto è un corpus unico che ha numeri superiori alla Brianza».
Infine c’è stato spazio per una riflessione sul futuro delle imprese familiari.
«Il problema è capire se le persone sono capaci di portare avanti il business – ha evidenziato ancora Fantoni –. I genitori insegnano ai figli come si porta avanti un’impresa, è una sorta di università a costo zero. Poi sta ai figli cogliere l’opportunità. Noi siamo già al terzo trasferimento azionario alle nuove generazioni». «In un mondo così volatile e sfidante – ha aggiunto Marcegaglia – l’impresa familiare forse ha un vantaggio, normalmente la governance è più snella, più rapida. Il successo? Dipende dalle persone, dal patrimonio valoriale che si tramanda, la famiglia, come ci ha sempre insegnato mio padre, è al servizio dell’impresa. Il bene comune va oltre l’interesse della famiglia di imprenditori».
Il secondo panel, moderato dalla giornalista del Messaggero Veneto Maura Delle Case, ha visto protagonisti l’ad di Bluenergy Alberta Gervasio, l’ad di Omnia Tecnologies Andrea Stolfa e la presidente di Umana Maria Raffaella Caprioglio.
«Io sono una manager e prima di tutto ho dovuto guadagnarmi la fiducia della famiglia – ha spiegato Gervasio –. Ai vertici di Bluenergy c’è un comitato esecutivo composto da due figure manageriali e da tre componenti familiari, il fondatore e le figlie e insieme ragioniamo sul futuro. Ognuno porta avanti il suo “pezzo” di azienda, con i risultati».
«Noi siamo un gruppo di 25 aziende – ha detto Caprioglio – siamo un sismografo di ciò che ci circonda. C’è un blando rallentamento dell’economia, ma vediamo anche aziende reattive, con progettualità e alla ricerca di competenze nel personale». «Abbiamo bisogno di diventare aziende migliori – ha raccontato Stolfa –, sia quelle familiari che quelle manageriali. E dobbiamo uscire dalla metafora del “piccolo è bello”. Servono manager, finanza, visione industriale. La finanza di supporto genera crescita».
Omnia Tecnologies è nata infatti nel 2020 per iniziativa della società di investimento Investindustrial, uno dei principali operatori su scala europea nel private equity, attraverso la combinazione di Della Toffola, Bertolaso, Tmci Padovan, Acmi e l’integrazione di diverse altre aziende con l’obiettivo di creare il leader mondiale nelle macchine per l’industria alimentare.
L’Ad Stolfa ha sottolineato come «il percorso delle nostre acquisizioni non ha una fine, non ha una scadenza» e come sia necessario «far appassionare i giovani al lavoro grazie all’intelligenza artificiale». Caprioglio ha elencato i risultati dell’operazione Ghana con l’arrivo di manodopera specializzata e Gervasio ha fatto un quadro delle esigenze di energia delle aziende, evidenziando che «il mondo è sempre più energivoro, l’intelligenza artificiale richiede tanta energia per funzionare». —
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