Genova – Dopodomani si terrà la prima riunione direttiva della Zona logistica semplificata (Zls) dei porti di Genova e Savona. Un oggetto che per i non addetti ai lavori rimane ancora un po’ misterioso, ma che – spiega Maurizio D’Amico, che nel board rappresenterà il ministero dei Trasporti – può rivelarsi una carta vincente in questo periodo di guerre commerciali, non solo per i due porti liguri, ma anche per l’entroterra collegato piemontese, lombardo ed emiliano. D’Amico peraltro è uno dei massimi esperti del ramo: avvocato specializzato nel diritto comunitario, è stato o presidente della Femoza, l’associazione internazionale delle Zone economiche speciali.
Maurizio D’Amico
Ci racconta cosa ci sarà nella Zls e dove si troverà?
«La Zls i sarà un’area entro la quale saranno consentite delle misure di semplificazione amministrativa, delle agevolazioni fiscali – in conformità con la norma europea sugli aiuti di Stato – e la possibilità di realizzare zone franche. Territorialmente comprende il Comune di Genova, e i siti retroportuali di Vado Ligure, e poi Rivalta, Arquata, Novi San Bovo, Alessandria, Castellazzo, Belforte in Piemonte, Piacenza e Dinazzano in Emilia, Melzo e Milano Smistamento in Lombardia. La ratio di una Zls – che in questo differisce dalla Zona economica speciale, ed è presente solo in Italia – è che questa deve discendere da un hub logistico, che in questo caso sono i porti di Genova e Savona, cui sono collegate le altre infrastrutture».
Conosciuti questi benefici, che cosa succede?
«La semplificazione amministrativa ha l’obiettivo di rendere in sostanza più rapide le procedure di import-export. I benefici fiscali, che si sostanziano soprattutto nel credito d’imposta, servono per attirare l’insediamento delle imprese su questi territori. Quali imprese? Si pensa soprattutto a quelle di trasformazione: le merci che arrivano nei porti molto spesso non sono il prodotto finito, che deve essere completato nel momento in cui è vicino ai punti di vendita al consumatore. Ma soprattutto, di questi tempi penso sia molto interessante il tema della Zona franca».
Perché?
«Vede, il vantaggio delle Zone franche sta in questo: le merci di provenienza extra-Ue che vi sono stoccate non pagano per la loro permanenza in sito. Ora, in un momento di forti tensioni commerciali come le attuali, significa che l’importatore può fermare la merce nella Zona franca, e immetterla sul mercato nel momento in cui lo ritiene opportuno. È in quel momento che scatteranno gli eventuali dazi. Ma si tratta di un pagamento differito: l’importatore può quindi non dover anticipare i costi della commessa, agevolando così i flussi di cassa della propria azienda. Pensi alle merci deperibili, come la frutta: se questa subisce cali fisici o viene lavorata entro la Zona franca, il dazio sarà pagato all’immissione sul mercato della quantità di merce effettiva al netto degli scarti, e non sull’intero carico arrivato in porto. Terzo vantaggio: i dazi all’import tra materia prima e prodotto finito sono differenti. Se il dazio su quest’ultimo è più basso, si comprende l’ulteriore vantaggio della lavorazione entro la Zona franca».
E allora perché non fare di tutta Italia una grande Zona logistica semplificata?
«La Zls ha un senso in ragione, come si diceva prima, di un hub logistico che ne costituisca la sua ragione competitiva. In questo caso sono i porti, con il loro sistema di Blue Economy. Inoltre ci sono dei tetti di estensione, previsti per legge, che sono parametrati alle dimensioni delle regioni che ospitano le Zls». Però di queste di Zes al Sud e Zls al Nord ne stiamo parlando quasi da 10 anni… «Guardi, l’antenata della prima Zes fu istituita nel 1937 a Staten Island. Vent’anni dopo in Irlanda, a Shannon, si realizzò la prima struttura che ricorda nelle caratteristiche le attuali Zes. Uno strumento che ha avuto successo per rendere business friendly aree in tutto il mondo: Singapore, la Cina, gli Emirati. Il modello con più successo in Europa a mio giudizio è la Polonia. L’Italia è vero, si è mossa in ritardo. Le Zes sono del 2017, le Zls dell’anno dopo. I tempi si sono dilazionati, ma questo governo ha ripreso in mano il dossier. La Zls di Genova, prevista dal decreto post-crollo del Ponte Morandi, è stata approvata a novembre, di altre si stanno istituendo gli organi direttivi». —
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