Pil e debito, le nuove previsioni di Bankitalia


La Banca d’Italia ha pubblicato un aggiornamento su debito pubblico, credito e prospettive economiche, tracciando un quadro articolato della situazione del Paese. I dati evidenziano il ritorno del debito sopra i 3mila miliardi di euro, l’aumento delle entrate tributarie nel primo bimestre del 2025 e un irrigidimento dei mutui per le famiglie. Sullo sfondo, le previsioni a lungo termine segnalano l’impatto negativo del calo demografico sul Pil e sul sistema sanitario nazionale, con un fabbisogno crescente di personale e risorse.

MUTUI PIÙ RIGIDI PER LE FAMIGLIE MA PRESTITI A IMPRESE STABILI

Nel primo trimestre del 2025, la Banca d’Italia segnala un lieve irrigidimento nei criteri di offerta dei mutui destinati alle famiglie, sia per l’acquisto di abitazioni sia per il credito al consumo. Al contrario, i prestiti alle imprese hanno mantenuto criteri sostanzialmente invariati, nonostante un modesto effetto restrittivo dovuto al peggioramento del contesto economico generale e di alcuni settori specifici. Parallelamente, i tassi di interesse praticati dalle banche sui finanziamenti sono diminuiti, rendendo in parte più favorevoli le condizioni per accedere al credito, soprattutto per i prestiti meno rischiosi.

DEBITO PUBBLICO SOPRA QUOTA 3MILA MILIARDI

A febbraio il debito pubblico italiano è tornato sopra la soglia dei 3.000 miliardi di euro, attestandosi a 3.024,3 miliardi. L’incremento, pari a 42,6 miliardi rispetto a gennaio, è attribuito principalmente all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, cresciute di 26,2 miliardi, e al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, pari a 15,7 miliardi. Con riferimento alla ripartizione, l’incremento è da attribuirsi quasi interamente alle amministrazioni centrali, mentre i debiti delle amministrazioni locali e degli enti previdenziali sono rimasti stabili.

REVISIONE AL RIALZO DEI DATI STORICI

Rivisti al rialzo i dati del debito pubblico degli ultimi quattro anni: +1,4 miliardi per il 2021 (a 2.686,6 miliardi), +1,3 miliardi per il 2022 (a 2.764,2 miliardi), +1,2 miliardi per il 2023 (a 2.869,6 miliardi) e +0,9 miliardi per il 2024 (a 2.966,6 miliardi). Queste revisioni rientrano nell’ordinario aggiornamento delle fonti statistiche. Attualmente, la quota di debito detenuta dalla Banca d’Italia è scesa al 20,8%, mentre è aumentata quella detenuta dai non residenti (31,4%). La vita media residua del debito rimane stabile a 7,9 anni.

ENTRATE TRIBUTARIE IN CRESCITA

Nel bimestre gennaio-febbraio 2025, le entrate tributarie hanno raggiunto quota 90 miliardi di euro, con un incremento del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, pari a 4,1 miliardi. Un dato positivo che riflette, almeno in parte, un miglioramento della capacità di riscossione o un andamento economico leggermente più dinamico rispetto all’anno precedente.

GLI EFFETTI DELLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA

Secondo poi una relazione presentata dal vice capo del Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, Andrea Brandolini, la transizione demografica avrà un impatto negativo significativo sulla crescita economica. Se i livelli di occupazione, produttività e orario lavorativo dovessero rimanere invariati, la diminuzione della popolazione in età lavorativa comporterebbe un calo del Pil dello 0,9% annuo nei prossimi 25 anni. Il Pil pro capite scenderebbe invece dello 0,6% l’anno.

QUALE FABBISOGNO DI MEDICI E INFERMIERI?

Infine, il Servizio sanitario nazionale dovrà affrontare nei prossimi anni un importante ricambio generazionale del personale. Entro il 2035, circa 27mila medici e oltre 24mila  infermieri andranno in pensione. Per rispondere alla crescente domanda e attuare le misure previste dal Pnrr, si stima un fabbisogno pari al 30% dell’attuale organico per i medici (inclusi quelli di base e i pediatri) e al 14% per gli infermieri. La carenza sarà particolarmente marcata nel Mezzogiorno. Intanto, l’Italia spende per l’assistenza a lungo termine circa l’1,5% del Pil, un dato inferiore a quello di Francia e Germania, ma superiore alla Spagna. Secondo le previsioni, questa quota salirà al 2,1% entro il 2070.



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