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Lavazza e Roncadin, le italiane che puntano agli Usa «L’Economia» lunedì in edicola con il «Corriere»


L’analisi di Ferruccio de Bortoli sulle difficoltà che frenano i talenti imprenditoriali, le strategie delle aziende per contrastare i dazi, gli investimenti anti turbolenza

Oltre all’intelligenza artificiale generativa, c’è un altro tema d’attualità: l’impresa generativa. Anzi, l’imprenditorialità generativa. Quella capace di sviluppare un seguito, di stimolare non soltanto il territorio ma anche, con l’esempio, altri giovani imprenditori. È il segnale di una società vitale, nota Ferruccio de Bortoli sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano. Ma questa luce è accesa? L’Italia può diventare, ancora, una fabbrica d’imprese?
«Abbiamo creato ricchezza quando siamo stati in grado di sprigionare nuova vitalità — scrive de Bortoli —. Spirito d’iniziativa, voglia di riscatto. Esattamente come accadde nel Dopoguerra. Se non c’è “distruzione creatrice”, non c’è crescita. Si tenta di conservare e ci si chiude in noi stessi, prigionieri della paura del futuro. E allora la domanda, scomoda, che dovremmo porci è se stiamo facendo di tutto per stimolare, soprattutto nei giovani, una nuova imprenditorialità. O se, al contrario, la stiamo scoraggiando. La stagione dei troppi sussidi e incentivi non ha certo contribuito a forgiarla».

Chi genera imprenditori?

De Bortoli cita l’ultimo «Rapporto sull’Italia generativa» di Unioncamere, dove si sottolinea che l’eventuale successo di un’impresa «non riguarda solo il nuovo imprenditore, ma l’intero contesto in cui si inserisce». E lancia un appello a costruire casi virtuosi, aziende competitive, ma anche d’esempio.
Qualche caso, in effetti, in Italia c’è. Uno è la Bending Spoons guidata dal ceo e cofondatore Luca Ferrari, a cui L’Economia dedica la copertina. Il gruppo con sede a Milano, primo sviluppatore europeo di app e piattaforme digitali per i dispositivi mobili, vale ormai cinque miliardi, ha superato il miliardo di ricavi. È l’esempio di come una startup italiana possa diventare una multinazionale di successo, in questo caso nell’hi tech.
«In Italia mancano campioni locali dell’innovazione che abbiano due caratteristiche — dice Ferrari —: un’ambizione globale e sviluppo di competenze top. Stiamo provando a essere uno di questi. Potremmo dare la scossa».
Bending Spoons è fra gli «acquisitori seriali» negli Stati Uniti ed è proprio il fenomeno delle fusioni e acquisizioni italiane in America che Kmpg ha approfondito, con una ricerca per L’Economia. Le operazioni, è il risultato dell’indagine, sono in aumento e dietro c’è anche l’effetto dei dazi imposti dall’amministrazione Usa, che spingono diverse imprese a investire nel mercato locale.
Intanto Antonio Baravalle, ceo di Lavazza, fra i personaggi della settimana, calcola che l’impatto dei dazi possa tradursi per l’azienda alimentare in un aumento teorico dei costi fra i 30 e i 40 milioni all’anno. Ma negli Usa vuole rilanciare. E spinge sull’America anche Dario Roncadin, ceo di Roncadin, che produce pizza surgelata e ha aperto in novembre un nuovo stabilimento a Chicago: «Così serviremo meglio il mercato», dice.
A proposito di dazi, nella sezione Risparmio trovate le nuove strategie dei gestori pr affrontare l’incertezza: dall’oro ai bond, fino ai dividendi, gli investimenti con funzione protettiva.




















































6 aprile 2025 ( modifica il 6 aprile 2025 | 08:58)



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